Oltre un dolore che già è di per se incommensurabile per il numero di vittime, le famiglie spezzate e la rabbia per un destino che quella sera di domenica, dopo tre giorni di spensieratezza alle terme, sembra essersi accanito contro quelle 48 persone.
Martedì sono stati celebrati i funerali delle 39 vittime, ma ad oggi, nessuno, nemmeno tra i parenti più stretti, ha la certezza effettiva di chi sia veramente morta tra le due. Sulla bara cera il nome di Silvana, la sua foto, ma durante la lettura dei nomi durante lomelia il vescovo ha pronunciato il nome di Simona. Inizialmente il riconoscimento era stato fatto dal nonno che aveva fatto il nome di Simona, la più piccola, ma con il passare delle ore e con i vari parenti e amici che si alternavano vicino la bara quando era ancora alla camera ardente allestita presso la scuola elementare di Monteforte, i dubbi hanno preso il sopravvento. Una parte dei parenti afferma che la deceduta sia Simona e la ragazza ricoverata in ospedale in gravi condizioni sia Silvana, altri lesatto contrario.
Dolore su dolore per questa famiglia che, oltre a piangere il padre delle ragazze, Antonio, deceduto anche lui nellincidente, si ritrova con un incubo da potersi paragonare a drammatiche opere pirandelliane. Le due sorelle, pur avendo sei anni di differenza, erano due gocce dacqua. Ma lincubo collettivo che tormenta chiunque abbia letto di questa storia è latroce pensiero di quanto siano martorizzati e tumefatti i loro corpi tanto da non riconoscerle. Un pensiero che si concentra nella mente e che ti porta immediatamente allimmagine di quel pullman che precipita giù dal viadotto per 40 metri.
Intervista al fidanzato di Silvana |
Strage bus – Playlist video |
Le ultime foto delle due sorelle postate su Facebook sono un pugno nello stomaco. Silvana poche ore prima aveva postato le foto felici scattate proprio allinterno di quel pullman impazzito insieme a Simona, a mamma Clorinda e a papà Antonio. Vicino a loro, tra i sedili, si intravedono altre spensierate persone, altre vittime. Foto che immortalano gli ultimi atti di vita di 39 persone, intrappolate per sempre in quel pullman, su quei sedili chiari che per mezzo mondo sono stati neri, neri come la morte e rossi come il tanto sangue versato.
Ultimi istanti felici come in una qualsiasi gita destate fatta di spensieratezza e, talvolta, anche tristezza, tipica delle adolescenti quando un giorno sei felice e laltro sembra esserti precipitato il mondo addosso. Silvana sabato aveva postato proprio questa frase, ignara che di lì a poco quel mondo le sarebbe caduto veramente addosso.
Silvana e Simona, la prima già consapevole di ciò che vuole nella vita, studia alla Facoltà di Scienza Politiche, Simona sorridente e timida nelle foto come tante 16enni ancora inconsapevoli della loro estrema bellezza. Lultima foto postata da Simona la ritrae felice ad una festa di compleanno, è di pochi giorni prima di partire per quella breve vacanza che per sempre le avrebbe spezzato la sua famiglia in due: il papà e una sorella morti, la madre e laltra sorella ricoverate in gravi condizioni allospedale di Avellino.
Guardare il profilo Facebook di queste due ragazze mette tanta angoscia e, a tratti, ti sembra di violare una privacy che dalle 20,30 non esiste più. Lultimo post di Silvana risale alle 20 di domenica, esattamente mezzora prima dello schianto. Povero dito mio, scriveva la 22enne. Già perché Silvana dai grandi occhi azzurri e i capelli rossi si era bruciata un dito con una piastra per capelli e ne posta anche la foto di quella bruciatura.
Ed è proprio questo particolare a far pensare che in quel letto di ospedale, attaccata alle macchine, ai tubi, con il volto tumefatto, ci sia Silvana. Ha la stessa bruciatura della foto, dicono parenti e amici. Ma a pensarla diversamente è il fidanzato di Silvana, un giovane di 25 anni (intervistato nel video). Vi pare che io non riconosca la mia fidanzata?, continua a ripetere. In ospedale cè Simona, è morta Silvana: la mia fidanzata, racconta con la voce rotta dal pianto.
Cè una sola persona al mondo che potrà risolvere questo giallo, questo incubo dei parenti. Una persona che riconoscerebbe luna e laltra al di la di qualsiasi tumefazione, menomazione e tubi: è mamma Clorinda, ricoverata ad Avellino, non in gravi condizioni. Quando lequipe di psicologi che seguono i feriti dovrà raccontarle che metà della sua famiglia è rimasta intrappolata per sempre su quel pullman, dopo le spetterà lingrato compito di capire chi cè in quel letto di ospedale che sta lottando tra la vita e la morte.
Un riconoscimento atroce: la gioia di ritrovare una figlia e il dolore immenso di saperne laltra morta. Simona e Silvana: la storia di due sorelle che sembra abbiano voluto restare unite anche nel dolore della morte.