IL CAIRO. Si aggrava il bilancio delle violenze che si sono registrate lunedì tra sostenitori e oppositori del deposto presidente egiziano Mohamed Morsi.
Il numero complessivo delle persone uccise sale a sette, stando a quanto affermano fonti mediche citate dalla tv egiziana. Un manifestante è stato ucciso negli scontri a piazza Tahrir, dove i sostenitori di Morsi hanno fatto irruzione dopo aver manifestato di fronte all’ambasciata americana.
Tre vittime si registrano nella provincia di Qalyubiya, appena a nord del Cairo, e altre tre tra il quartiere Nasr City della capitale e la vicina Giza. Sono invece diverse decine i feriti.
Si tratta degli scontri più violenti da quelli dello scorso 16 luglio quando si contarono sette morti. La televisione di stato parla anche di arresti di sette sostenitori di Morsi a cui sarebbero state confiscate due pistole.
I disordini si sono scatenati nel giorno in cui la famiglia del destituito presidente egiziano, Mohamed Morsi, ha annunciato che presenterà una denuncia, inEgittoe a livello internazionale, contro i vertici dell’esercito per sequestro di persona. Il figlio di Morsi, Osama, in una conferenza stampa al Cairo, che ha segnato la prima apparizione pubblica della famiglia dalla destituzione dell’esponente dei Fratelli musulmani, ha riferito che nel mirino finirà, in particolare, Abdel Fattah al-Sisi, il comandante dell’esercito e ministro della Difesa considerato il regista del colpo di mano del 3 luglio.
A quasi tre settimane dalla sua rimozione e sostituzione con il presidente ad interim Adly Mansour, Morsi è ancora trattenuto in una non meglio precisata struttura dell’esercito, ufficialmente per garantire la sua incolumità dopo le imponenti proteste di piazza che lo contestavano. Non cè una base costituzionale per trattenere qualcuno che non è accusato di alcun reato per la sua sicurezza, ha lamentato Osama Morsi, il quale ha spiegato che la famiglia non è in contatto con lex presidente e non ha notizie sul suo stato di salute.
Nelle stesse ore centinaia di militanti dei Fratelli musulmani hanno marciato davanti all’ufficio del procuratore generale e al ministero della Difesa scandendo slogan anti-militari e agitando fotografie di Morsi.