NAPOLI. La Curia di Napoli disponibile a supportare le famiglie sfrattate lunedì scorso dall’immobile della ex scuola Belvedere, di proprietà delle suore del Buon Pastore, sollecitando un tavolo che coinvolga anche il Comune.
Ad assicurarlo è l’arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe, nel corso di un incontro con una delegazione degli sfollati, che avevano occupato la struttura lo scorso aprile e che ora hanno occupato nell’ex sede dell’Annona. Il presule chiarisce che “la Curia non ha alcun titolo e ruolo rispetto all’immobile in questione, che appartiene all’ordine monastico” e, senza fare nomi, si dice “enormemente scocciato” per le dichiarazioni di alcuni esponenti dell’amministrazione De Magistris che “considerano la Chiesa un ente immobiliare”.
Parole dette “in buona o in cattiva fede”, mentre “per le attività svolte a carattere caritatevole, la diocesi beneficia di immobili ricevuti in comodato”. Stop quindi al “gioco dello scaricabarile da parte delle amministrazioni locali, che sono competenti sulle politiche abitative e devono assumersi le proprie responsabilità”. Per “dovere morale e religioso”, la Curia si dice poi pronta ad aiutare il Comune nei rapporti con i singoli istituti religiosi che siano possessori di edifici, per cui “siamo favorevoli – aggiunge – alla stesura di un elenco di strutture a norma di proprietà degli Ordini per renderli abitabili, anche dagli sfollati di via Belvedere”.
Le famiglie intanto accusano le suore di aver dichiarato il falso nella denuncia che ha portato allo sgombero e sostengono di essere stati sfrattati come se fossero dei “criminali”, nonostante “gli incontri rassicuranti avuti negli ultimi tempi – spiega Alfonso Laudati, componente della delegazione – e la continua ricerca del dialogo e della collaborazione”.
Fanno notare inoltre che “il senso di appartenenza e della proprietà dimostrato dalle suore stride con il comportamento richiesto a chi intraprende questo cammino religioso”, soprattutto per un immobile “abbandonato da anni dopo la chiusura della scuola e reso vivibile grazie al nostro contributo”. Nel frattempo gli sfollati chiedono di riavere in tempi rapidi i beni di prima necessità rimasti nella struttura posta sotto sequestro e anche su questo fronte la Curia darà il proprio contributo, chiedendo alla Caritas viveri e vestiario per i prossimi giorni.
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