NAPOLI. Vederci chiaro: è questa la priorità degli investigatori che in queste ore passano al setaccio le registrazioni di tutte le telecamere di sorveglianza che possono aiutare a ricostruire la dinamica della tragedia in cui sono morti Alessandro Riccio ed Emanuele Scarallo.
Il giovane alla guida della Smart che ha causato lincidente e la ragazza che era in auto con lui continuano a confermare, in racconti definiti convulsi e drammatici, la loro versione dei fatti.
Un gruppo di quattro persone avrebbe perpetrato una rapina ai danni della coppia in cui è stato sottratto liPhone di lei, lo stesso quartetto avrebbe in un secondo momento intercettato i due ragazzi e avrebbe tentato di sottrarre anche lauto. In quelloccasione si è consumato lincidente che è costato la vita ai presunti rapinatori.
E andata davvero così? La risposta, probabilmente, ce lhanno i due complici di Riccio e Scarallo, che sembrerebbe si siano rintanati nel loro quartiere, protetti dal sottobosco criminale del Cavone e del Rione Sanità. Le indagini si stanno concentrando sulla loro individuazione.
Nel frattempo, emergono volti e storie di Alessandro ed Emanuele: sul loro viso poco più di un accenno di barba, 17 e 18 anni, uno già padre e laltro in attesa di un figlio. Storie di adolescenti cresciuti troppo presto, in loro difesa il sacerdote che li ha seguiti in passato e che afferma: Non sono due banditi, loro credevano nella vita e sentivano la gioia della paternità.
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