ROMA. Da oggi in poi per tutti i ministri e i sottosegretari di Stato è in vigore il divieto di cumulo tra stipendio pubblico-indennità integrativa speciale e indennità parlamentare.
Lo prevede una circolare della Ragioneria generale dello Stato in cui si ricorda che il divieto di cumulo vale dal 20 luglio anche per i membri del governo non parlamentari, salva la possibilità di optare. Lo stop al doppio stipendio è stato deciso dal governo Letta con il decreto legge del 21 maggio scorso.
Il dl, ricorda la Ragioneria nella circolare, ha disposto che i componenti del Parlamento che assumono le funzioni di membri del governo non possono cumulare il trattamento previsto dalla legge 212 del 1952 – cioè stipendio e indennità integrativa spettante ai ministri e ai sottosegretari – con l’indennità parlamentare sancita dalla legge 1261 del 1965 o con il trattamento economico per il quale abbiano eventualmente optato come dipendenti pubblici. In sede di conversione, il divieto di cumulo è stato esteso anche ai componenti del governo non parlamentari.
I ministri non parlamentari, ma con stipendio pubblico, del governo Letta sono Fabrizio Saccomanni (già direttore generale di Bankitalia), Enrico Giovannini (ex presidente dell’Istat), Flavio Zanonato (sindaco di Padova), Anna Maria Cancellieri (prefetto prima di essere nominata ministro per la prima volta nel governo Monti), Graziano Delrio (ex presidente dell’Anci), Carlo Trigilia (professore universitario).