turismo del dolore: una nuova moda che sembra piacere molto agli italiani. Lo
abbiamo visto nei casi di cronaca più eclatanti di questultimo anno, da
Avetrana, a Brembate, da lIsola del Giglio a Colle San Marco.
Persone che si
recano sul posto della tragedia, la fotografano con accanimento, morbosità, per
poi farne bella mostra sui social network. A questo rito macabro non poteva
sfuggire lultimo grave episodio di cronaca avvenuto domenica scorsa a
Monteforte Irpino, la strage del bus finito in un viadotto, con 39 vittime e 12
feriti gravi.
Sono tante, infatti, le persone che in questi giorni si sono
recate in quel luogo fotografando tutto ciò che apparteneva alle vittime
rimaste sul terreno di quel viadotto.
Scarpe di bambini, un cappellino, un
libro, unimmagine sacra. Ma non solo. I turisti che passano su quel tratto di
autostrada per recarsi ad Avellino, nei luoghi di Padre Pio, dai finestrini dei
bus, armati di smartphone, scattano foto dai finestrini laddove il guardrail ha
lasciato uno squarcio.
Il luogo dellimpatto, costato la vita a tante persone, anziché divenire un luogo di
silenzio, di preghiera, è divenuto una meta turistica. Tanto che tutta laria
è stata posta giovedì sotto sequestro, oggetto addirittura di sciacallaggio: persone
in cerca di qualcosa da portarsi via.
Così gli inquirenti, visto anche che
molti di quei reperti potrebbero esseri utili alle indagini, hanno deciso di
porre lintera area sotto sequestro. E poi, non è escluso che ci siano ancora
resti umani che gli inquirenti disporranno di rimuovere il prima possibile.
Nel
frattempo, sul fronte delle indagini per capire cosa sia effettivamente
successo domenica sera, imagistrati in queste ore stanno ricostruendo le
competenze e le responsabilità dei dirigenti delle autostrade prima di
procedere con l’iscrizione nel registro degli indagati.
Sono già due gli avvisi
di garanzia già notificati nei confronti di Michele Renzi direttore del Tronco “Cassino” dell’A16 e Antonio Sorrentino, in servizio sempre
nella stessa tratta.
Entrambi sono indagati per i reati di disastro colposo e
omicidio plurimo colposo. Nel registro degli indagati anche Gennaro lametta titolare della ditta
proprietaria del pullman e fratello dell’autista Ciro Lametta, deceduto nello schianto.