Turchia, Erdogan toglie il divieto del velo e apre ai curdi

di Gianfranco Fabozzo

 ANKARA. Sì al velo negli uffici pubblici, no all’inno nelle scuole e una mano tesa alla minoranza curda. Recep Tayyip Erdogan, premier della Turchia, ha annunciato una serie di misure di “democratizzazione” che si inseriscono in un maggiore dialogo di pace con i ribelli curdi del Pkk.

Il bando del velo per le dipendenti degli uffici pubblici era praticamente l’ultimo ancora in vigore in Turchia, dopo che negli 11 anni di governo islamico sono già stati abrogati, in nome della laicità dello Stato, i divieti del “turban” nelle università, nelle cerimonie ufficiali, nelle scuole durante i corsi di religione, per le avvocatesse. Erdogan ha precisato che la revoca del divieto per le pubbliche dipendenti, introdotto da una sentenza della Corte costituzionale del 1989, non si applica a militari e magistrati, che hanno già un loro specifico codice per l’abbigliamento.

Il pacchetto di misure decise da Erdogan sono improntate a una maggiore apertura verso i 15 milioni di persone che costituiscono la minoranza curda: sarà possibile studiare la lingua nelle scuole private, è previsto il ripristino dei nomi originari di località del Kurdistan turco ed è stato revocato dall’alfabeto turco il bando delle lettere Q, X e W, usate dai curdi. Novità anche dal punto di vista politico: i partiti che supereranno il 3% potranno chiedere finanziamenti pubblici e la soglia di sbarramento per entrare in Parlamento sarà abbassata dal 10% al 5%.

Viene, inoltre, abolita nelle scuole elementari la dichiarazione di “fede turca” che i bambini fanno ogni mattina: “sono turco, giusto, e lavoro bene”. Il pacchetto prevede anche qualche gesto verso le minoranze religiose, come la restituzione delle terre sequestrate al monastero siriaco di Mor Gabriel, la fondazione di un istituto dei Rom.

Nonostante le aperture, i curdi sembrano essere rimasti delusi. Il partito curdo di Turchia Bdp si è dichiarato insoddisfatto dal pacchetto di riforme. “Le misure annunciate dal premier non rispondono alle aspettative dei curdi”, ha detto la copresidente del Bdp Gultan Kisanak. I curdi chiedevano in particolare il diritto di studiare nella loro lingua nella scuola pubblica, una maggiore autonomia amministrativa del Kurdistan, la modifica delle leggi anti-terrorismo e la liberazione delle migliaia di attivisti arrestati negli ultimi anni. Tutte misure che non sono state prese in considerazione dal governo di Ankara.

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Redazione
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