SANTARPINO. Sentimenti di entusiasmo e gioia accomunano i fedeli della Comunità Parrocchiale di Maria SS. Immacolata in Qualiano, …
… i quali hanno appena appreso la notizia che don Domenico Belardo, giovane sacerdote di SantArpino, è stato nominato dal vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, cooperatore pastorale e chiamato a collaborare con il parroco don Francesco Martino. Settembre è sempre stato un mese che ha segnato date importanti nella storia della Parrocchia dellImmacolata.
Era un caldo settembre del lontano 2008 quando Don Francesco ebbe la nomina a parroco di quella che i qualianesi chiamavano e continuano chiamare achiesa abbascio a cupa. Rivedendo questi ultimi cinque anni di vita parrocchiale molti ricordi sovvengono alla mente: i locali provvisori di via Di Vittorio dove per anni ha celebrato messa il compianto don Stefano Savarese, lindimenticabile ed emozionate Messa della Notte di Natale del 2008, celebrata nella attuale chiesa che era ancora un cantiere, con la copertura della volta non ultimata e le stelle che scendendo dalle loro altezze quasi volevano intrufolarsi attraverso di essa, per scrutare tra i bagliori di quella santa notte di Speranza chi cantava come duemila anni fa Gloria a Dio nellalto dei Cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama.
E come non ricordare le numerose visite dei Vescovi monsignor Milano e dellattuale vescovo Spinillo. Negli ultimi anni la Comunità Parrocchiale di Maria SS. Immacolata è cresciuta sia in numero di abitanti che di fedeli. Le attività parrocchiali sono numerose e quello che si vede o in molti casi quello a cui si partecipa, non ha bisogno di essere minuziosamente descritto perché levidenza non può essere negata. Con la collaborazione di don Domenico Belardo, Don Francesco a cominciare dal 15 settembre potrà contare su un altro sacerdote che lo affiancherà per rendere sempre più vivo lannuncio del Vangelo ai tanti bambini, ragazzi, giovani, adulti e anziani che formano il popolo santo di Dio in questa terra che questi due sacerdoti, pur provenendo da altri paesi della diocesi, amano come propria terra nativa.
Don Domenico, neo vice parroco, ha affermato che svolgerà il suo apostolato: Conoscendo la comunità, camminando con essa, edificando quel Regno che Gesù è venuto a portare e che la Chiesa ogni giorno cerca in ogni suo membro e in ogni comunità e che cerca di incarnare nei vissuti di ogni persona, di ogni famiglia e della società intera. Poi ha aggiunto con profonda umiltà: Non so se sono allaltezza del compito che mi attende, ma con la forza del Signore e in forza della Sua presenza darò tutta la mia disponibilità.
Da sempre la missione del sacerdote si concretizza essenzialmente nellannuncio del Vangelo e nel Vangelo Gesù stesso quando scelse i primi settantadue discepoli li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi (Luca 10, 1). Loriginale testo latino arricchisce di emozioni e entusiasma chiha un minimo di dimestichezza con questa lingua mai morta: et misitillosbinos ante faciemsuam in omnemcivitatem et locum.
Stupendo è quel avverbio binos, che è stato tradotto in italiano in maniera riduttiva con le parole a due a due, facendo perdere la ricchezza di un altro significato che è reso invece dalla parola insieme. Levangelista Luca vuole sottolineare che Gesù invia i discepoli insieme e a due a due, perchè due persone unite nel Suo nome già sono una comunità ed Egli è con loro. E che dire di quel ante faciemsuam, ossia davanti a se. Lespressione faciemsuam mette in gioco una parte del corpo umano, la faccia (facies -faciei) o meglio il viso e il viso di Gesù è la finestra del Suo cuore pieno damore per tutti gli uomini.
Auguri, carissimo Don Domenico e che la Vergine Immacolata possa benedire ogni passo che lei farà lungo le strade di quella che una volta era una cupa, così era chiamata con vena di disprezzo la zona dove sorge oggi la parrocchia, ma oggi quella cupa è diventata una strada lastricata di fraternità per chi desidera scoprire e seguire Gesù nella sua nuova comunità, dove il Padrone stesso della vigna lha chiamato a lavorare.