Che fine ha fatto la fontana di Piazza Marconi?

di Antonio Arduino

 AVERSA. Secondo quella che sembra una leggenda metropolitana molti decenni fa in piazza Marconi c’era una fontana.

Smontata, per essere restaurata, la fontana sarebbe finita nella casa di qualche cittadino aversano che la conserverebbe gelosamente considerandola un reperto storico pregiato, come le anfore recuperate dai tombaroli. C’è persino chi assicura di sapere in quale casa sarebbe finita, anche se l’indicazione che poi viene data non è sempre la stessa, cosicché è logico pensare che i pezzi della fontana potrebbero essere finiti in più abitazioni, conservati come reliquie. In realtà chiedendo a tanti che hanno i capelli bianchi sembra che la storia sia meno fantasiosa.

“La fontana c’era”, ricorda Aldo Cecere, architetto, ex sovrintendente onorario ai beni artistici e autore di numerose pubblicazioni sulla storia di Aversa, tra cui una guida della città in cui accenna anche alla fontana di piazza Marconi. “Fu realizzata nei primi anni quaranta quando – continua – venne abbattuta la parte del convento di San Girolamo, di cui oggi resta solo una piccola ala, usata in passato per ospitare una scuola, che occupava grande parte della piazza”.

Come appare evidente dalla cartolina appartenente alla collezione privata della famiglia di Salvatore Pizzo era molto grande. “Circa dodici metri di diametro, con un fungo centrale da cui fuoriusciva l’acqua. Nel complesso dava l’idea delle fontane che si trovano in piazza San Pietro a Roma ma – sottolinea Cecere – non aveva alcun valore storico, né artistico, né era fatta di materiali pregiati essendo realizzata in semplice cemento e pietruzze, in una parola graniglia”.

Che la fontana fosse davvero molto grande lo ricorda anche Vincenzina Lecce, 79 anni compiuti a giugno. “Da bambina in quella fontana facevamo il bagno”, ricorda abbozzando un sorriso.

Come Vincenzina tanti ragazzini, oggi ultrasessantenni, si sono lavati dopo una partitella di calcio, improvvisata sulla grande piazza. Verso la fine degli anni cinquanta. la fontana rimasta senza acqua, per motivi che non siamo riusciti a conoscere, diventò il punto di raccolta dai rifiuti depositati dai cittadini che abitavano nella zona, cosicché per ragioni di igiene venne demolita venne demolita e i pezzi furono ammucchiati in un deposito comunale di via San Biagio, posto in continuità con il convento, dove sarebbero rimasti fino a pochissimi anni fa. Questa è la storia che abbiamo raccolto e che sembra cancellare una leggenda metropolitana, ma è la verità?

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Redazione
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