CASERTA. Emilio Lavoretano è il padre del bambino avuto da Katia Tondi, la donna trovata strangolata in casa, a San Tammaro, lo scorso 20 luglio.
E il risultato dellesame del Dna anticipato dal pool investigativo della difesa del gommista di Santa Maria Capua Vetere, indagato a piede libero di omicidio volontario nei confronti della moglie. Secondo alcune voci, che provenivano da una persona definita supertestimone, lomicidio sarebbe scaturito dai dubbi delluomo sulla paternità del figlio.
Lavoretano, il prossimo 22 ottobre, si sottoporrà allesame ufficiale disposto dalla Procura. Intanto, i suoi legali – Natalina Mastellone e Raffaele Gaetano Crisileo fanno sapere che il risultato del Dna anticipato dal nostro consulente, il professor Carmelo Lavorino, non ci sorprende più di tanto perché nessuno della famiglia dubitava della paternità di Emilio e del bambino avuto da Katia.
Il motivo per cui l’esame del Dna è stato anticipato rispetto all’accertamento disposto dal sostituto procuratore spiega lavvocato Mastellone è finalizzato a mettere a tacere, in tempi brevi, le maldicenze che a seguito di un accertamento così mirato, si sono diffuse su una donna la cui vita risulta essere assolutamente trasparente. Emilio non hai mai dubitato della moglie Katia e immediatamente, pur potendosi sottrarre, ha aderito alla richiesta di essere sottoposto al Dna. Ciò non solo evidenzia lassoluta collaborazione con gli inquirenti, ma rafforza la mancanza di un movente per il marito della vittima.
Gli inquirenti, adesso, nel cercare di identificare lassassino di Katia, dovranno seguire altre piste. Il profilo dellassassino spiega il professor Lavorino a livello comportamentale, ideativo, immaginifico, creativo, emotivo, espressivo e comunicativo appare coincidere guarda caso con quello del supertestimone che avrebbe dichiarato che Emilio Lavoretano non è il padre del bambino: una strana coincidenza. Bene hanno fatto gli inquirenti a disporre la prova del Dna.
In questi giorni è stata anche formalizzata la consulenza tra lex generale dei Ris dei carabinieri, oggi investigatore, Luciano Garofano, e la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Un rompicapo giudiziario sfociato in questi mesi anche in molte illazioni come quella di un possibile testimone che avrebbe visto Lavoretano ed il padre (maresciallo dei carabinieri in congedo) nelle vicinanze dellabitazione. Si tratta di un fruttivendolo che nei giorni scorsi è stato anche erroneamente indicato come vittima di un pestaggio e di minacce. Tuttavia, luomo non ha mai presentato denuncia su questo episodio, negato da lui stesso, che ha parlato di una rapina subita mentre si trovava con la fidanzata.