ROMA. Silvio Berlusconi non sarà più senatore. La giunta per le elezioni del Senato,dopo sei ore in Camera di Consiglio a Palazzo Madama, ha votato, a maggioranza la decadenza di Silvio Berlusconi in veste di senatore.
La decisione adesso passerà in Aula, dove nei prossimi giorni si dibatterà per ratificare o meno la decisione presa in Camera di Consiglio. La motivazione deriva ancora dalla sentenza che ha imputato il Cavaliere colpevole di frode fiscale, nel caso dei diritti Mediaset. A nulla sono serviti i tentativi del Pdl di disertare un voto già scontato. Il partito di Berlusconi aveva cercato di temporeggiare inviando una richiesta di sospensione della seduta in seguito alla polemica sulle battute infelici di Vito Crimi (M5S) su Berlusconi. Il grillino ha infatti pubblicato un messaggio su facebook, nel quale il senatore che fatto battute irriverenti sul Cavaliere, scatenando la reazione del Pdl.
A metà pomeriggio il presidente del Senato, Pietro Grasso, ad Assisi per le celebrazioni di Papa Francesco, condanna il comportamento di Crimi, ma chiarisce che non può sospendere i lavori della Giunta. Secondo il regolamento, infatti, non può nemmeno comunicare con i suoi membri per non violare il vincolo della segretezza.La decadenza dalla carica di senatore ovviamente è stata ampiamente contrastata dal Pdl che ha sostenuto linapplicabilità della legge Severino, in quanto al momento dei fatti per cui il Cavaliere è stato condannato, la legge non era ancora entrata in vigore. Maggiormente decisi e convinti sulla scelta da compiere invece i senatori di Pd e M5S, orientati alla decadenza.
Franco Coppi, Piero Longo e Niccolò Ghedini , legali del Cavaliere, che non si sono presentati alla Giunta,motivano la loro assenza facendo appello al diritto a un giudizio imparziale. Molti dei componenti della Giunta delle elezioni del Senato si sono già più volte espressi per la decadenza del presidente Berlusconi – spiegano i legali del Cavaliere -. Non vi è dunque possibilità alcuna di difesa né vi è alcuna ragione per presentarsi di fronte a un organo che ha già anticipato, a mezzo stampa, la propria decisione. Nessuna acquiescenza né legittimazione può essere offerta a chi non solo non è, ma neppure appare imparziale. Il non partecipare era dunque non più una scelta, ma un obbligo. E annunciano un ricorso: Non vi è dubbio che anche questa ulteriore violazione dei diritti costituzionali e dei principi della Convenzione Europea troverà adeguato rimedio nelle sedi competenti. Prima della seduta, i senatori hanno osservato qualche minuti di silenziosi per la tragedia di Lampedusa. Momenti che sono serviti solo a preparare le schermaglie che ci sarebbero state di lì a poco. A seduta appena iniziata, il presidente Dario Stefàno ha respinto una pregiudiziale avanzata da parte di una componente della Giunta, Elisabetta Alberti Casellati (Pdl), non essendo consentite in questa fase. “Non le do la parola” ha tagliato corto Stefano, citando i poteri che gli derivano dal Regolamento dell’organismo. Poi, dopo aver illustrato i punti cardine della memoria difensiva del Cavaliere e le posizioni in campo, ricorda ai componenti del tribunalino senatoriale, che “il numero legale fissato nella maggioranza dei componenti è applicabile anche alla Giunta in camera di consiglio”. Non sono ammesse dunque variazioni numeriche. “In Camera di consiglio- chiarisce Stefàno- non sono ammessi componenti arrivati in ritardo o che dovessero allontanarsi dalla riunione della giunta in seduta pubblica”.
Il primo intervento di merito – e di fatto lunico – è stato quello dellavvocatoSalvatore Di Pardo, in rappresentanza diUlisse Di Giacomo, del Pdl, già senatore nella passata legislatura, che si discosta dal suo gruppo. Di Giacomo è infatti il primo dei non eletti in Molise, la regione dove è stato eletto Berlusconi, e in caso di decadenza sarebbe lui a subentrare al posto dell’ex premier a Palazzo Madama. Inoltre è già data per certa la sua adesione al gruppo degli “alfaniani” che hanno preso le distanze dal leader. Il legale ha subito contestato i rilievi del Cavaliere, che nei giorni scorsi ha chiesto la ricusazione di una decina di membri della Giunta per manifesto pregiudizio. “Nessun senatore è imparziale – ha ricordato -, i giudizi sono sempre politici, da una parte e dallaltra. I senatori non sono giudici e non devono essere terzi. Questa è una garanzia non una penalizzazione”. Di Pardo ha ricordato che se Berlusconi fosse stato trattato come un cittadino qualunque, a questora non sarebbe già più senatore , così come avvenuto nel caso di tutti gli altri politici, “perchè la giurisprudenza sulla legge Severino è granitica, il Consiglio di Stato ha già chiarito tutto. La legge deve essere uguale per tutti, ha ribadito l’avvocato.
I due senatori grillini non resistono alla tentazione di condividere sui social network la loro partecipazione ai lavori della Giunta. Crimi pubblica sulla sua pagina Facebook due post: il primo, alle 10.04 durante la seduta pubblica, a commento di un manifesto di “cuore azzurro” con cui i pidiellini Francesco Giro e Stefano De Lillo hanno tappezzato Roma per difendere e incoraggiare il Cavaliere. “Ma vista l’età – scrive Crimi riferendosi a Berlusconi- il progressivo prolasso delle pareti intestinali e l’ormai molto probabile ipertrofia prostatica, il cartello di cui sopra con “non mollare” non è che intende “non rilasciare peti e controlla l’incontinenza” (cit. Paola Zanolli)”.
Un giudizio non proprio elegante, considerato anche il fatto che l’ex premier aveva avuto alcuni anni fa un cancro alla prostata. Michele Giarrusso, anche lui presente in Giunta, pubblica invece sul proprio profilo Facebook una foto sua e della collega M5S Serenella Fucksia che gli siede accanto mentre è in corso la seduta pubblica. Immediata la reazione del Pdl per bocca del capogruppo dei senatori Renato Schifani, che scrive a Piero Grasso chiedendogli di sospendere i lavori della Giunta e cacciare via Crimi: “Denunciamo al presidente Grasso un fatto gravissimo – dice Schifani – mentre la giunta delle elezioni è in camera di consiglio, l’esponente del movimento 5 stelle, Vito Crimi, sta esprimendo su Facebook giudizi volgari e offensivi contro il presidente Berlusconi, violando il regolamento del Senato”. Gli fa eco Renato Brunetta: “L’attacco di Crimi a Berlusconi è volgare e inaccettabile. Grasso sospenda immediatamente Giunta, è importante salvaguardare le istituzioni”. Ma il presidente del Senato non può e non vuole sospendere la seduta. Sulla condotta di Crimi piovono critiche sia dal Pdl, ma anche dal Pd e dallo stesso M5S, che ha considerato quelle dichiarazioni come inopportune in un momento altrettanto inopportuno.