Medico morto per Sla, dolore ai funerali di Pennacchio

di Redazione

 MACERATA CAMPANIA. Centinaia di persone ai funerali di Raffaele Pennacchio nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, a Macerata Campania (Caserta).

“Il governo è responsabile di questa morte, è una vergogna”, dicono gli amici del Comitato 16 novembre, l’associazione Onlus nata nel novembre 2010 come supporto ai malati di Sla e alle loro famiglie. 55 anni, medico, malato di Sla, Pennacchio è morto giovedì sera, in una stanza d’albergo a Roma, dopo l’incontro tenutosi in giornata con il governo e il presidio sotto il Ministero dell’Economia. “Era stanco e provato – dice Mariangela Lamanna, vicepresidente della onlus – per i due giorni di partecipazione alla nostra protesta per il diritto all’assistenza domiciliare ai disabili gravi”.

Pennacchio aveva partecipato sia al presidio sotto il ministero dell’Economia, la notte precedente, sia all’incontro con il governo. “Raffaele – spiega Lamanna – si è battuto per accendere i riflettori sull’assistenza domiciliare ai disabili gravi e gravissimi che hanno diritto a restare a casa con dignità e a cure amorevoli. Chi meglio di un familiare può assistere un congiunto malato grave? Nonostante la stanchezza, al tavolo con il Governo rappresentato dal viceministro del Lavoro e delle politiche sociali Maria Cecilia Guerra, dal sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta e dal Sottosegretario alla Salute Paolo Fadda, Raffaele continuava a dire, ‘fate presto, noi non abbiamo più tempo”.

E alla fine ce l’hanno fatta. Il governo si è impegnato ad aumentare i fondi per le cure domiciliari, prima destinati a finanziare le Rsa (residenze sanitarie assistenziali). Mercoledì sera, al rientro in albergo, Pennacchio era provato ma contento perchè il comitato era riuscito a strappare al governo l’impegno per l’aumento del fondo per la non autosufficienza e per l’assistenza domiciliare ai disabili gravi e gravissimi. “Rideva e scherzava – riferisce Lamanna – poi all’improvviso si é accasciato sulla sedia tra il nostro sgomento”.

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“Non immaginavamo potesse accadere, dopo l’incontro sembrava semplicemente stanco, altrimenti lo avremmo immediatamente messo in sicurezza. Questa morte ce l’hanno sulla coscienza il governo precedente e quello attuale, che ci hanno costretto a fare nove presidi in un anno e mezzo”. “Raffaele era un grande combattente – conclude – e la notte prima aveva voluto essere davanti al ministero, dormendo in ambulanza: al chiuso, protetto, ma aveva voluto esserci”.

Medico in pensione, sposato (anche la moglie è medico) e con due figli di 20 e 19 anni, Pennacchio, aveva lavorato alla Asl di Caserta ed era specializzato in Tecniche semeiologiche speciali chirurgiche. Da uomo e da medico credeva fermamente nel rispetto della dignità del malato e nella possibilità di assistere i malati gravi e gravissimi nelle loro abitazioni. Per questo si era speso senza riserve e con enorme dispendio di energie per sostenere il progetto ‘Restare a casa’ del Comitato 16 novembre onlus.

Il suo ultimo tweet sul suo profilo è del 21 ottobre scorso, giorno della partenza per Roma dei malati di Sla per partecipare al presidio indetto dalla Onlus. In particolare, Pennacchio aveva inviato un articolo del quotidiano l’Unione Sarda che raccontava la partenza dalla Sardegna di alcuni malati, tra cui Salvatore Usala, segretario generale della onlus, anche lui malato di sla.

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