23 anni fa Papa Wojtyla ad Aversa: il “giallo” del trono scomparso

di Redazione

 AVERSA. Ventitré anni fa l’indimenticato ed oggi beato Papa Giovanni Paolo II visitò la Campania ed Aversa a dieci anni dal devastante terremoto dell’80.

Fin dal suo primo saluto alla città in piazza Municipio la sera del 12 novembre 1990, dopo il saluto degli allora sindaco Carmine Bisceglia e vescovo Giovanni Gazza, scusandosi per il ritardo, spronò le migliaia di persone accorse ad accoglierlo a non arrendersi ai mali della nostra terra.

Il Pontefice atterrò nel campo sportivo di Carinaro dopo una visita pastorale in Campania che in cinque giorni lo aveva già portato a Napoli, a Torre del Greco, a Pozzuoli, a Nocera e che tanti avevano definito come “Le cinque giornate di Woityla”. In piazza Municipio, rifatta per l’occasione, lo accolsero in migliaia sprezzanti del vento che caratterizzava quella fredda sera. Nel suo saluto il sindaco Bisceglia era visibilmente commosso nel salutare un personaggio che agli occhi di tanti già era un santo. Con difficoltà per la straripante presenza di giovani accorsi da tutto l’agro il Papa raggiunse l’Episcopato dove passò la notte.

I diretti testimoni di allora raccontano di un retroscena che vide protagonista l’impianto elettrico della Curia. Poche ore prima dell’arrivo di Giovanni Paolo II era saltato e solo il tempestivo intervento di una task-force di elettricisti riuscì a rimettere in sesto tutto l’impianto.

La mattina del 13 novembre, di buon mattino, il Santo Padre incontrò nella Cattedrale Normanna il clero diocesano, i religiosi e i responsabili del laicato cattolico ed inaugurò nel presbiterio del Duomo la mostra del tesoro diocesano in occasione del IX centenario della costruzione della chiesa dedicata a San Paolo.

Immagini di Salvatore Belluomo (da Youtube)


Successivamente, dopo aver attraversato la città a bordo della panoramica “papamobile”, avvenne l’incontro al centro ortofrutticolo con gli agricoltori di Terra di Lavoro. In quell’occasione i braccianti regalarono al Santo Padre un trattore. Dopo la visita al Santuario di Casapesenna ci fu il momento clou di tutta la visita ovvero la concelebrazione nell’ex Campo Profughi alla presenza di migliaia di persone.

Nella sua omelia il Papa esortò all’accoglienza, al rispetto e alla solidarietà per gli immigrati. “Porto con me la vostra voglia di vivere e di vivere con dignità – affermò il Pontefice nel discorso finale di commiato, commosso dalla calorosa accoglienza ricevuta – Porto con me la vostra decisa voglia di costruire una società rinnovata senza ingiustizie, speculazioni, violenze ed egoismo”. Parole che, ad oltre venti anni di distanza, risuonano ancora nella memoria degli aversani che vissero quell’evento irripetibile come un’occasione di riscatto per una terra martoriata.

LE OPERE PER ACCOGLIERE IL PAPA. La visita di Wojtyla ad Aversa fu l’occasione per l’amministrazione cittadina di allora, guidata dal democristiano ‘Mimmo’ Bisceglia, per attuare una serie di opere pubbliche con velocità ed efficienza. Nel mese di settembre il vescovo Giovanni Gazza si recò nel civico consesso per esortare gli amministratori a preparare degnamente l’accoglienza al Santo Padre. Memorabile ed efficace fu il suo monito a mettere in campo opere che poi sarebbero rimaste alla città negli anni futuri.

Fu proprio tale appello a far scaturire la decisione di recuperare l’ex Campo Profughi. Idea della prima ora, infatti, era quella di celebrare la santa messa conclusiva non nel parco cittadino ma nell’Ippodromo Cirigliano. Tale progetto quindi fu scartato e si decise di metter mano al recupero definitivo di quello che oggi è il Parco Pozzi. Furono sfrattati gli ultimi profughi ed in poco più di un mese divenne una location degna per accogliere un Pontefice e contemporaneamente fu restituito alla città il parco.

Non poche polemiche seguirono i lavori in quello che ora è l’unico polmone verde della città di Aversa, ma la sua vocazione a polmone verde cittadino ancora oggi è mantenuta. In totale per l’occasione l’amministrazione spese 3 miliardi e mezzo di allora con i quali furono riammodernate, oltre il Parco Pozzi, piazza Municipio, via Obbligatoria e tutte le strade percorse dal corteo papale. In quell’occasione fu anche creata quella che oggi è la sede del mercato settimanale che fu adibita a parcheggio per i pullman di fedeli che accorsero da tutta la Campania.

 “Mente operativa” di gran parte dell’organizzazione laica fu l’assessore Tiberio Cecere che in qualità di architetto disegnò personalmente anche la cattedra dalla quale il Pontefice celebrò la S. Messa nel Parco Pozzi.

Un aneddoto. Tiberio Cecere, quando mancava poco meno di una settimana alla visita di Giovanni Paolo II, disegnò, all’interno di un suo pacchetto di sigarette il trono e la cattedra papale. All’una di notte, nel centro operativo, allocato nell’allora biblioteca comunale di piazza San Domenico, il ‘progetto’ venne consegnato al falegname per la realizzazione. Questa sedia-trono, racconta chi era presente all’epoca, alla fine della celebrazione papale venne ‘rilevata’ in un batter d’occhio, ad opera di ignoti. Venne sottratto, con la stessa velocità, anche il cuscino di velluto rosso sul quale si era seduto il Papa. All’epoca, i fatti scatenarono alcune feroci polemiche sopite nel tempo.

Al termine della visita, entusiasta dell’accoglienza ricevuta, il Santo Padre invitò in udienza privata in Vaticano il Consiglio Comunale normanno e direttamente dallo Stato Vaticano arrivarono in dono per i componenti del comitato organizzatore delle medaglie ricordo. L’invito fu reso pubblico dal vescovo Gazza che intervenne per la seconda volta in breve tempo ad una riunione del Consiglio per ringraziare l’amministrazione del lavoro svolto nella preparazione della storica visita. Oggi, a memoria di quell’evento, resta il piazzale del Parco Pozzi intitolato proprio a Giovanni Paolo II.

L’intervento di Giovanni Paolo II ad Aversa. – Lunedì, 12 novembre 1990

Signor sindaco,
venerato fratello nell’episcopato,
cari fratelli e sorelle!

Sono veramente lieto di trovarmi qui, oggi, tra voi nella dinamica e generosa città di Aversa, ultima tappa di questo mio pellegrinaggio pastorale. Saluto il signor sindaco e lo ringrazio per il nobile indirizzo che mi ha rivolto a nome di tutta la cittadinanza. Esprimo un vivo ringraziamento anche al vostro vescovo, il caro fratello mons. Giovanni Gazza, che con animo di pastore ha interpretato i sentimenti di questa illustre e antica Chiesa. Saluto e ringrazio tutti voi, fratelli e sorelle, per il calore della vostra accoglienza, in cui ravviso una vivace testimonianza di fede e di comunione ecclesiale.

Nella mia visita a questa parte della “Campania felix”, ricca di vitalità, ho voluto sostare, sia pur brevemente, nella vostra terra aversana, che fin dai tempi della Chiesa apostolica era passaggio obbligato dei cristiani che provenivano dall’Oriente ed erano diretti verso la Capitale.

Narrano gli “Atti degli apostoli” che san Paolo, quando scese dalla nave a Pozzuoli, fu pregato dai fratelli nella fede di trattenersi con loro per qualche giorno. Così, secondo un’antica tradizione, l’apostolo prima di proseguire il suo viaggio verso Roma, qui fece sosta. E proprio a ricordo del suo soggiorno, il primo nucleo della vostra città prese il nome assai significativo di “san Paolo ad Averze”. Quando, poi, l’agglomerato crebbe e divenne città fortificata e sede vescovile, fu costruita la cattedrale, della quale celebrate quest’anno il IX centenario della fondazione. Essa fu dedicata appunto a san Paolo e venne consacrata dal mio predecessore san Leone IX, un Papa che, malgrado le difficoltà delle comunicazioni di quei tempi, percorse l’Italia e l’Europa, dedicando ogni suo sforzo all’opera di rinnovamento della Chiesa e della società.

Aversa fu meta di altri Pontefici, a riprova di una fedeltà al Vangelo e di una pratica cristiana, che hanno sempre contraddistinto la vostra tradizione cittadina e diocesana.

Questa sera leggo nei vostri volti la gioia rinnovata di ospitare ancora una volta il vescovo di Roma. Grazie Aversa per l’affetto con cui accogli il successore di Pietro; grazie per la simpatia con cui gli apri le tue porte e il tuo cuore!

 Assai fortunata è la vostra comunità che, nata alla fede nell’epoca apostolica e già distintasi per la sua carità e per il suo spirito di accoglienza, ebbe modo di ascoltare dalle stesse labbra dell’apostolo delle Genti l’annunzio del Vangelo. Quell’annunzio sempre nuovo, sempre attuale, ha percorso i secoli, ha formato intere generazioni e ha conservato sino ad ora la sua energia dirompente, capace di cambiare i cuori degli uomini, e di trasformare il mondo dalle fondamenta.

Sono fra voi, oggi, carissimi fratelli e sorelle, per ripetervi quello stesso annuncio, ripreso da Paolo e proclamato con vigore dalla Chiesa. Non scoraggiatevi per le prove e le difficoltà che la vita presenta! Tenete, piuttosto, sempre viva nella mente e nel cuore la certezza dell’amore di Dio! Siate cristiani coraggiosi, ripieni di speranza e di gioia!

Voi siete figli di Dio e, quindi, coeredi di Cristo, chiamati a partecipare alle sue sofferenze, ma destinati anche a condividere la sua gloria. “Le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura, che dovrà essere rivelata in noi” (Rm 8, 16-18). Queste parole i vostri antenati forse udirono dalla stessa voce di Paolo. Oggi le ripete a voi il vescovo di Roma, la città dove l’apostolo coronò col sangue la sua testimonianza a Cristo.

Cari fratelli e sorelle, so che i problemi della vostra città sono complessi e gravi. Conosco le contraddizioni che segnano il tessuto sociale della vostra terra, ma nello stesso tempo mi è nota la ricchezza della vostra umanità e la vitalità del vostro temperamento.

Molte difficoltà hanno origini secolari e sono comuni a tutta la regione e al meridione d’Italia. Altre, invece, più recenti, sono dovute al rapido sviluppo di questi anni, che ha interessato in maniera particolare la vostra terra, situata nella fascia periferica della metropoli partenopea. Così, ad esempio, il problema della sovrappopolazione: difatti, la vostra zona presenta l’indice di concentrazione demografica più alto d’Europa. Dieci anni fa, inoltre, in occasione del sisma che colpì la Campania, si sono riversati nella campagna aversana migliaia di profughi. È poi sopraggiunto, in questi ultimi anni, un gran numero di immigrati, provenienti da Paesi lontani, in cerca di lavoro.

E la situazione oggi appare quasi ai limiti dell’emergenza: scarsità di abitazioni e di servizi, dall’acqua all’energia, alloggi di fortuna, ingorghi di traffico, carenza di spazi vitali, disoccupazione, soprattutto giovanile, aumento di attività criminose, emarginazione sociale e incremento della devianza minorile.

Problemi gravi, dunque! Il Papa è qui per esortarvi a non lasciarvi frenare nel vostro coraggio e nella vostra generosità. Non esistono difficoltà che non si possano superare! Ha detto a Napoli il card. Giordano: “Napoli non si arrende”. Io lo ripeto volentieri anche qui: “Aversa non si arrende”.

A osservare bene la vostra terra, molte delle problematiche hanno origine dal dato positivo che voi siete una città ospitale, generosa nell’accoglienza umana e cristiana. La vostra è, per antichissima tradizione, “terra di lavoro”. È la “Campania felix”: campagna fiorente, grazie alla fertilità del terreno e alla capacità dei suoi abitanti, alla loro tenacia e laboriosità, allo spirito di sacrificio e d’iniziativa. Doti, queste, che sono insieme umane e cristiane, e sulle quali potete costruire il vostro futuro a dimensione d’uomo.

Molto è già stato fatto per affrontare e risolvere questi problemi. Occorre proseguire nell’impegno e nello sforzo solidale. Portate a termine le opere di ricostruzione materiale, operando insieme e con coraggio per un effettivo rilancio dei valori morali. Solo un profondo e autentico rinnovamento delle coscienze, ispirato al progetto divino, renderà possibile alla vostra città di proseguire nel solco delle nobili tradizioni umane e spirituali che hanno contraddistinto la vostra storia civile e religiosa. Occorre, certo, il contributo di tutti. Nessuno si tiri indietro!

Rifulgano piuttosto nella vita della vostra città il servizio e la solidarietà, la collaborazione e lo spirito di fraternità. Sia la famiglia il nucleo fondamentale di questa vasta opera di rilancio dei valori su cui si regge la civile convivenza. La famiglia cristiana, che si ispira al Vangelo e al patrimonio della vostra secolare esperienza, sarà scuola insostituibile di umanità e di rinnovamento sociale. L’amore sincero sia il segreto del vostro successo. Dio vi aiuti e vi protegga sempre!

A tutti la mia benedizione.
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