Fusti radioattivi e tumori, Santulli interrogo’ il governo gia’ nel 2002

di Antonio Taglialatela

 AVERSA. Era il 2002, decisamente in “tempi non sospetti”, quando Paolo Santulli, allora deputato di Forza Italia, oggi consigliere comunale ad Aversa, presentò al ministro dell’Ambiente un’interrogazione sugli abusi ambientali perpetrati in quella che oggi viene definita la “Terra dei Fuochi”.

“Denunciai quello che altri, oggi, stanno scoprendo – racconta Santulli – e, come si può visionare negli atti parlamentari, fui rassicurato dall’allora ministro che si stavano finanziando le bonifiche e che il livello di attenzione era estremo”.

L’ex parlamentare forzista fece presente come, nella 12esima legislatura, la commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti, istituita dalla Camera dei Deputati, effettuò diverse missioni in provincia di Caserta, riscontrando “una situazione di grave alterazione dell’equilibrio territoriale, ambientale e sanitario, causata da ormai innumerevoli discariche abusive di rifiuti di varia natura, già in alcuni casi oggetto d’inchiesta dell’autorità giudiziaria. Ciò è emerso in particolar modo nel comune di Castel Volturno, dove sono numerosissimi gli invasi artificiali, scavati per ricavare materiale edilizio, trasformati in depositi di rifiuti”.

In audizione alla commissione d’inchiesta, tra l’altro, un alto funzionario dell’agenzia nazionale per l’ambiente rivelò che nelle campagne del casertano erano stati ritrovati fusti contenenti materiale radioattivo: iodio 131 e iodio 125. Nella relazione si leggeva: “Di eccezionale gravità si è rivelata, per quanto riguarda le regioni meridionali, la situazione riscontrata tra le province di Caserta e Napoli, in particolare nell’agro aversano e lungo la litoranea domiziano-flegrea, per la presenza di numerose discariche abusive di rifiuti, la cui gestione è direttamente riconducibile a clan della criminalità organizzata.Su quei territorisi sono concentrati gli smaltimenti illeciti di rifiuti nord-sud, attività che, secondo le informazioni acquisite dalla commissione, tuttora proseguono anche se con intensità inferiore rispetto agli anni 1988-1993”.

“In quest’area – proseguiva la relazione – caratterizzata dalla presenza di falde idriche superficiali abbondantemente utilizzate per scopi irrigui, non risulta essere stato avviato nessun piano organico di monitoraggio ambientale né tantomeno alcuna attività di bonifica delle discariche abusive già individuate a seguito dei numerosi sequestri operati dalle diverse forze di polizia giudiziaria”.

Santulli poi sottolineava che la 13esima legislatura, con la legge 426 del 9 dicembre 1998, in materia di “Nuovi interventi in campo ambientale”, aveva considerato per il litorale domizio-flegreo e l’agro aversano i primi interventi di bonifica di interesse nazionale, con lo stanziamento pluriennale di appositi fondi. Ciò tenendo conto “che il territorio dell’agro aversano e del litorale domizio-flegreo comprendono anche la zona di Giugliano che, con Aversa, non ha soluzione di continuità e subisce ancora persistenti, illecite, alterazioni ambientali con i conseguenti alti rischi per la popolazione”.

Sulla base di queste premesse, il parlamentare aversano, segnalando, inoltre, nella zona “una preoccupante crescita di patologie cancerose a carico dell’apparato gastro-intestinale e dei polmoni”, riteneva “indifferibili e urgenti” degli interventi di risanamento per “muovere le situazioni di rischio e per il ripristino ambientale”.

Un’interrogazione risalente ad undici anni fa che, sostanzialmente, dipingeva già allora il dramma per il quale migliaia di persone sono scese in piazza a manifestare. Oggi fioccano interrogazioni e mozioni simili, in Parlamento e nei parlamentini locali, per invocare le bonifiche. Sarà la volta buona?

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