I vandali della movida: dopo i dissuasori, ora gli alberelli

di Antonio Arduino

 AVERSA. Movida sì, movida no. Ma non è questo il punto. Il dato che riscontrano i cittadini dopo le scorribande notturne dei tanti giovani che si divertono in gruppo bevendo, per tanti a dismisura, e facendo fracasso è il disinteresse per la propria città.

Disinteresse evidenziabile anche in gran parte della popolazione che subisce rassegnata ogni atto di inciviltà o di prepotenza compiuto, nel nome dell’esuberanza giovanile, sulla città e i suoi abitanti. Ogni tanto c’è però qualche eccezione. E’ il caso di ‘Nanà’, residente in via Seggio, che dopo aver visto lo scempio compiuto sugli alberelli antistanti il convento e la parrocchia di Sant’Antonio, conseguente all’euforia degli avventori dei tanti esercizi della piccola arteria, non è riuscita a trattenere lo sdegno ed ha inviato una mail in redazione. Condividerla o no spetta ai lettori decidere.

Noi ve la proponiamo. “Dopo il lampione divelto e i dissuasori rasi al suolo di via Garibaldi, ecco lo stato in cui si trova uno degli alberelli che abbelliscono (forse meglio dire ‘abbellivano’ piazzetta Lucarelli così come abbellivano l’area le panchine di marmo che ormai sono ridotte a miserabili e sudici scranni).

D’altronde, cosa attendersi se dinotte le strade del centro storico sono consegnate, senza regola alcuna, nelle mani di quella moltitudine di avventori che, spinti dalla smodata voglia di divertirsi, tutti i giorni della settimana (ripeto tutti!) non si fanno scrupoli di alcun genere nel violare e devastare un’area ormai al collasso. L’allegria, il divertimento e la logica del take-away, con tanto di vetro e bottiglia, imperano. La musica live, emessa a porte aperte,la fa da padrona.

D’altra parte si deve approfittare dell’assenza della polizia municipale che, per ragioni di servizio, il giovedì non è presente in zona. Chi credeva di riportare il centro storico ‘agli antichi splendori’ (locuzione di pompeiana memoria, sic!) deve impegnarsi a ricredersi e a profondere le proprie energie nel restituire a questa città, violata e violentata, la dignità che le appartiene, elevandone i livelli di civiltà che, oggi come oggi, toccano il minimo storico.

L’unica strada percorribile è quella di dare concretezza ai proclami e alle belle parole seppur contenute in ordinanze (la 259 ad esempio!). E’ un itinerario, questo, costellato dal serio impegno politico liberato, finalmente, da ipocrita demagogia decisa a tavolino dal personaggio/i di turno.

In questa città, violata e devastata,la politica è ormai delegittimata, non ha più contenuti se non quelli che garantiscono l’autoreferenzialità o la conquista di una fetta di potere. Senza regole il cittadino è abbandonato a se stesso, vittima del disinteresse, dell’indifferenza e di una democrazia ormai alla deriva”.

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