Camorra, omicidio Motti: 4 arresti nel clan Bidognetti

di Redazione

 CARINARO. Gli agenti della squadra mobile di Caserta hanno tratto in arresto quattro persone ritenute affiliate alla fazione Bidognetti del clan dei casalesi e responsabili dell’omicidio di Domenico Motti, avvenuto il 31 agosto 1993 a Carinaro.

Si tratta di: Raffaele Cantone, alias “’O Malapelle”, 53 anni, di Trentola Ducenta; Giuseppe Cristofaro, 64 anni, di Lusciano; Luigi De Vito, alias “’O Sciuocc”, 45 anni, di Casal di Principe; tutti già detenuti, e Luigi Coscione, alias “’O Marsigliese”, 42 anni.

Secondo i risultati delle indagini, suffragate dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia (Francesco Cantone, fratello di Raffaele, e Francesco Della Corte, alias “’O Lione”, entrambi autori materiali del delitto, insieme a Valentino Pellegrino, di San Cipriano, deceduto), i vertici del gruppo Bidognetti decisero l’eliminazione di Motti,all’epoca 21enne,perché questi stava tentando di allontanarsi dal clan.

Pertanto, anche come esempio per tutti gli affiliati sull’inviolabilità del vincolo associativo, fu ucciso. L’incarico venne dato a Della Corte, amico fidato della vittima, attirata, con il pretesto di un appuntamento, in una trappola, al fine di agevolare la fase esecutiva dell’omicidio. Motti, portatosi sul luogo convenuto, fu brutalmente assassinato a colpi di pistola calibro 7,65 da un altro complice, esecutore materiale del delitto.

Delineati i ruoli di tutti gli indagati. De Vito era stato il latore del mandato omicidiario, incaricando, per volontà dei capi, Della Corte, più volte sollecitato a dare esecuzione alla loro volontà; Cristofaro, invece, procurò al commando la vettura, rubata, utilizzata per l’assassinio, essendo pienamente consapevole della circostanza che doveva essere utilizzata per l’agguato; Cantone partecipò alla fase preparatoria dell’omicidio, così come Pellegrino, che effettuò anche i sopralluoghi sul luogo scelto per l’agguato, in occasione del quale svolse un ruolo di “specchiettista” e di supporto logistico, insieme a Francesco Cantone. Della Corte Francesco, dopo avere attirato la vittima designata nel tranello, con il pretesto di un appuntamento, accompagnò sul luogo del delitto Coscione, unico degli indagati tuttora libero, che, utilizzando una pistola semiautomatica Beretta calibro 7,65, materialmente sparò all’indirizzo della vittima. Indagato, quale mandante, il capoclan Francesco Bidognetti, alias “Cicciotto ‘e mezzanotte”.

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