Pd, Epifani propone stop a tesseramento col benestare dei candidati

di Redazione

 ROMA. Dopo le polemiche dei giorni scorsi sul tesseramento dei democratici, la segreteria del Pd ha “condiviso la riflessone” del segretario Guglielmo Epifani e propone lo stop del tesseramento con alcuni ‘paletti’.

Ovvero l’accordo di tutti i candidati, l’apertura dei circoli ancora per questo weekend e una verifica tecnica sulla modalità. Lo ha spiegato il responsabile organizzazione Davide Zoggia. “Credo che la segreteria abbia assunto una linea seria e responsabile, credo questa sia la strada giusta”, una decisione che “credo convenga a tutti perché fatta nell’interesse di tutti, anche dei singoli candidati”, ha poi spiegato Epifani.

“Abbiamo condiviso – aveva spiegato poco prima Zoggia – la considerazione di Epifani che chiede che ci sia una riflessione sul tesseramento, che ci possa essere uno stop”.

Ma con alcuni ‘paletti’: “che questo fine settimana i circoli siano aperti anche in vista delle convenzioni che si terranno dal 7 al 17 novembre; che i candidati siano d’accordo e su questo il segretario farà le verifiche del caso” e che la commissione congresso valuti le modalità della proposta. “Lo si fa – ha evidenziato Zoggia – per per tutelare il partito” e per “evitare che nonostante si tratti di 6 o 7 casi si continui a parlare prevalentemente di questo”. In caso la proposta venga confermata il tesseramento chiuderebbe lunedì 11 novembre.

Intanto, prosegue la polemica all’interno del Pd per le parole del senatore Ugo Sposetti che a Klaus Davi avrebbe detto: “Con queste regole può votare il primo che passa. Tutti possono votare: con due euro e con queste regole anche persone di questo tipo se lo possono permettere. Sono le regole che sono sbagliate. Un congresso, un confronto si deve avere con una base certa, definita tre mesi prima che inizi il congresso. Non puoi essere lì la mattina. E’ la degenerazione della politica italiana, la degenerazione degli apparati. Se ci fossero stati gli apparati, queste cose non sarebbero successe”.

Parole, parzialmente smentite dal diretto interessato ma che suscitano forti reazioni da parte dei renziani. “Se si vuole trasformare il congresso in una rissa da saloon, noi non ci stiamo”, dicono.

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