MADDALONI. Da alcune settimane si era reso irreperibile dopo essere stato raggiunto da una condanna definitiva a tre anni e undici mesi di reclusione per riciclaggio.
Fino a domenica 3 ottobre, quando Antonio Di Francesco, 52 anni di Maddaloni, è stato arrestato dagli agenti sella sezione antidroga della squadra mobile di Caserta. I poliziotti giungevano allarresto delluomo a seguito di una paziente attività di pedinamento dellattuale compagna, C.M., 37 anni, denunciata a piede libero per favoreggiamento personale, mentre per lo stesso reato è stato arrestato Antonio Di Matteo, 48 anni, di Santa Maria a Vico, proprietario dellabitazione dove Di Francesco aveva trovato rifugio. In particolare, gli investigatori appuravano che la donna quotidianamente si recava presso una rosticceria per acquistare cibi preconfezionati e poi raggiungeva un deposito di autoarticolati in via Appia, nella frazione Montedecoro di Maddaloni, da dove poi si allontanava, preceduta da una seconda vettura condotta da un uomo, poi identificato in Di Matteo.
I pedinamenti dei poliziotti permettevano di appurare che C.M., quotidianamente, effettuava sempre lo stesso spostamento, per cui veniva predisposto un servizio con limpiego di diverse pattuglie che si alternavano nel pedinamento per non destare sospetti. Anche domenica, intorno alle ore 13., C.M., dopo avere acquistato dei piatti pronti, raggiungeva Di Matteo a Montedecoro e poi, a bordo di due vetture, si dirigeva verso un palazzo, con due sole abitazioni, a Santa Maria a Vico il cui accesso era sbarrato da un cancello in ferro. Dopo avere atteso alcuni minuti, i poliziotti, scavalcato il muro di cinta del palazzo, raggiungevano il primo piano facendo irruzione nellappartamento dove avevano notato entrare la coppia. Di Matteo tentava, inutilmente, di scoraggiare i poliziotti, riferendo di essere solo nellabitazione, poi gli agenti, entrati nellappartamento, sorprendevano il latitante e la sua compagna seduti a tavola per il pranzo. I due uomini venivano arrestati, mentre C.M. denunciata a piede libero.
Di Francesco era stato coinvolto in unindagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Latina che aveva permesso di disarticolare unassociazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati di usura in danno di imprenditori del basso Lazio: in particolare, larrestato aveva il compito di riciclare gli assegni consegnati dalle vittime ai loro usurai a garanzia delle somme ricevute in prestito.