MARCIANISE. Avrebbero influenzato gli appalti del servizio di pulizia nellAsl di Caserta per agevolare i clan camorristici dei casalesi e dei Belforte.
Con laccusa di turbativa dasta e concorso esterno in associazione mafiosa sono state arrestate 11 persone, tra le quali il consigliere regionale Angelo Polverino, di Caserta, esponente del Pdl, colto da un malore quando i militari sono giunti a prelevarlo. Coinvolti anche il direttore amministrativo dell’Asl di Caserta ed ex sindaco di CasertaGiuseppe Gasparin,il direttore generale dell’ospedale di Caserta Francesco Bottino, Lazzaro Luce, imprenditore originario di Santa Maria a Vico e residente a Nola, l’imprenditore di Marcianise Angelo Grillo insieme ai figli Roberto e Giuseppe e al nipote Giuseppe, Pasquale De Feudis, e ancoraAntonio Pascarella, Antonio Rinaldi, Ranieri Fiore. Luce è l’ex presidente della squadra di calcio del Gladiator di Santa Maria Capua Vetere, ora patron del Savoia, mentre Grillo è l’ex patron del Marcianise Calcio.
Loperazione, riguardante fatti avvenuti durante la gestione Bottino,è stata eseguita dai carabinieri del comando provinciale, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, riprese video, servizi di osservazione e pedinamenti, nonché attraverso l’acquisizione di documenti che hanno permesso, secondo l’accusa, di raccogliere a carico degli indagati un grave quadro indiziario, in relazione a vicende riguardanti un giro d’affari milionario.
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Sotto la lente degli investigatori, in particolare, le vicende relative all’affidamento, “senza una regolare gara d’appalto”, del servizio di pulizie ad una azienda che si ritiene vicina al clan Belforte di Marcianise, “nonché nell’arbitraria proroga per ulteriori tre anni del contratto in questione, proroga avvenuta un anno e mezzo prima della naturale scadenza del contratto. Quando poi la stessa ditta veniva colpita da interdittiva antimafia, l’incarico veniva revocato soltanto dopo sei mesi dalla comunicazione del provvedimento restrittivo”.
Successivamente, “a seguito della revoca l’appalto passava, per i successivi tre anni, a una ditta riconducibile, secondo la ricostruzione accusatoria, al sodalizio dei Casalesi”. Alla scadenza di quest’ultimo appalto, l’imprenditore avrebbe tentato in ogni modo di aggiudicarsi nuovamente la nuova gara utilizzando una ditta con sede nell’Italia settentrionale.
C’è un inquietante episodio che emerge dall’inchiesta. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il presidente della commissione per l’aggiudicazione della gara sarebbe stato “indotto”, “tramite minaccia armata”, pistola in pugno, a favorire la ditta. Intimorito, tuttavia, dalle minacce a lui rivolte dai marcianisani, questi denunciava l’accaduto, riferendo però i fatti in maniera evasiva. “Contemporaneamente – riferiscono gli inquirenti – si accordava con la ditta ritenuta vicina al sodalizio dei Casalesi al fine di far aggiudicare a quest’ultima la gara”.
Forte, sostengono gli investigatori, “l’ingerenza dei politici nell’amministrazione degli appalti pubblici”, “nel segnalare ai dirigenti Asl, da loro stessi nominati, le ditte a cui far aggiudicare le gare”.
I 13 arrestati secondo il gip Iaselli avrebbero svolto nella presunta turbativa d’asta diversi ruoli. Giuseppe Gasparin, in qualità di presidente della commissione per l’aggiudicazione della gara d’appalto, avrebbe favorito la ditta del clan; Angelo Polverino in qualità di consigliere regionale di maggioranza;avrebbe dato indicazioni; Antonio Rinaldi in qualità di rappresentante legale della procedura d’appalto della ditta Co.Iocoop; Fiore Ranieri in qualità di amministratore unico della ditta Co.Io.coop; Pasquale de Feudis in qualità di gestore della stessa; Lazzaro Luce in qualità di amministratore unico della società Derichebourg multiservizi spa; Antonio Pascarella nella qualità di rappresentante legale della procedura d’appalto della società Derichebourg; i Grillo in qualità di gestori di fatto; Isac Gabraj in qualità di autore materiale ed esecutore delle condotte ispirate dai Grillo.
I pubblici ufficiali operavano attraverso plurime violazioni di legge e false attestazioni, consistite, secondo il gip, nell’assegnare in maniera del tutto arbitraria all’Ati Derichebourg il punteggio di offerta tecnica di 58,9 punti su 60 disponibili, notevolmente superiore a quello delle altre società in gara, agendo anche in violazione dei doveri di economicità, efficacia, imparzialità, parità di trattamento, trasparenza, con l’aggravante, continua il gip, di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’organizzazione camorristica clan Belforte.