Napoli. Chiesto il rinvio a giudizio per l’attuale capo della polizia, Alessandro Pansa, l’ex sottosegretario nonché ex capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, e la sua vice Marta Di Gennaro, nellambito dellinchiesta sull’illecito smaltimento del percolato durante l’emergenza ambientale in Campania degli anni scorsi.
Pansa e Bertolaso ricoprirono, allepoca, in diversi periodi, la funzione di commissario straordinario. Rischiano di finire a giudizio anche altri due vecchi commissari straordinari, l’ex governatore della Campania Antonio Bassolino e il prefetto Corrado Catenacci. Nei loro confronti, però, l’accusa riguarda il più grave reato di associazione a delinquere. In totale, la procura di Napoli ha chiesto il giudizio per 39 persone e dieci società, a fronte dei 41 indagati originari.
L’inchiesta, conclusasi nel dicembre di due anni fa, riguarda lo smaltimento del percolato (il liquido prodotto dai rifiuti provenienti dalle discariche e dagli impianti cdr combustibile da rifiuti) attraverso i depuratori della Campania, ritenuti dagli investigatori non adeguati al trattamento della sostanza. In particolare, Bassolino e Catenacci avrebbero adottato comportamenti “funzionali a creare un’apparente situazione di legittimità per lo smaltimento del percolato, continuando a richiedere e ad assicurarsi che proseguisse senza interruzioni la predetta attività di illecito smaltimento e omettendo ogni dovere di controllo e conseguente intervento sulla gestione degli impianti di depurazione che ricevevano il percolato”.
Nell’avviso di conclusione delle indagini, i pm hanno scritto inoltre che alcuni degli indagati, tra cui Catenacci, Di Gennaro, Pansa e Bertolaso “agevolavano attivamente nonché istigavano gli altri concorrenti nel reato nel porre in essere artifizi e raggiri per occultare e dissimulare la pessima gestione degli impianti di depurazione, comprensivo dell’illecito conferimento del percolato”. Ovvero “l’omessa segnalazione e contestazione della cattiva gestione dei depuratori”. I sostituti procuratori contestano inoltre la redazione “con la piena conoscenza della pessima gestione dei depuratori”, di autorizzazioni al conferimento del percolato, con la falsa attestazione “di una capacità depurativa residua in realtà inesistente”.
I magistrati rilevano poi le omissioni, relative al persistere della pessima attività di depurazione, di “comunicazioni, note, analisi, notizie, rigetti di autorizzazioni allo scarico finale, ovvero conferme di precedenti rigetti, tutte convergenti nel senso del cattivo processo di depurazione in corso, del superamento dei limiti tabellari di scarico e dell’incidenza sul medesimo anche del conferimento del percolato”.
Altro addebito riguarda l’aver disposto all’indomani della diffida del settembre 2007 operata nei confronti di Hydrogest (la società che gestiva i depuratori oggetto addirittura di una commissione di inchiesta del Consiglio regionale della Campania, ndr) “attività di vigilanza sui depuratori affidati ad Hydrogest, occultando la circostanza per cui la stessa vigilanza era stata in realtà già disposta e mai effettuata”.
Inchiesta nata da una costola del primo troncone investigativo conclusasi di recente con lassoluzione di Bassolino perché “il fatto non sussiste”.