Kinshasa. Ore di tensione a Kinshasa, la capitale della Repubblica democratica del Congo, dove uomini armati hanno attaccato sia l’aeroporto che la tv di Stato, dando il via a un conflitto a fuoco con l’esercito governativo.
Secondo le fonti del governo entrambi i siti sarebbero di nuovo sotto il controllo dell’esercito. In città si trovano anche le 24 famiglie italiane bloccate da oltre un mese con i loro figli adottivi. In una mail inviata all’agenzia Ansa uno dei padri italiani ha scritto: “Siamo in pericolo”. Temiamo – ha aggiunto – per l’incolumità nostra e dei nostri figli”.
Nella mattinata di lunedì 20 dicembre un gruppo di uomini armati ha preso d’assalto l’aeroporto della capitale congolese e ha fatto irruzione nella sede della televisione di Stato. Prima che le trasmissioni fossero chiuse, due uomini armati sono apparsi davanti a una telecamera per leggere un messaggio politico all’apparenza contro il governo del presidente Joseph Kabila. Nel centro di Kinshasa, le strade sono vuote e i negozianti hanno abbassato le serrande. Un funzionario della dogana all’aeroporto internazionale, alle porte della capitale, ha detto che sul posto ci sono stati pesanti scontri a fuoco pochi minuti prima dell’attacco alla sede della tv di Stato. Dopo alcune ore e un conflitto a fuoco le forze governative hanno affermato di aver ucciso almeno 40 ribelli. Nel primo pomeriggio di lunedì 30 i voli sono ripresi dall’aeroporto di Kinshasa.
Il ministro degli Esteri italiano Emma Bonino ha commentato che la situazione in Congo “sta per rientrare sotto controllo”. “Abbiamo deciso di rafforzare l’ambasciata italiana a Kinshasa – ha comunque aggiunto – proprio per essere più utili e presenti nelle condizioni difficili che si pongono” sia per le famiglie italiane bloccate nella Repubblica Democratica del Congo sia per le condizioni generali del Paese.
La vicenda delle adozioni. Da novembre nel paese africano si trovano anche 24 famiglie italiane per portare in Italia i bambini che hanno adottato. Da diversi mesi, infatti, il Congo ha sospeso le adozioni internazionali, ma per alcuni piccoli, per i quali le pratiche si erano concluse prima del blocco del governo africano, sembrava esistesse la possibilità dell’espatrio in Italia. Ma dalle autorità di Kinsasha non è arrivato, fino ad oggi, il nulla osta all’espatrio, obbligando i genitori adottivi a restare in Congo. Per cercare di sbloccare la situazione il 24 dicembre il premier Enrico Letta ha telefonato al suo omologo congolese, Augustin Matata, ottenendo rassicurazioni su una soluzione “in tempi rapidi”.
Ma il clima tra gli italiani in Congo è tutt’altro che ottimista.”Oggi ci hanno comunicato che le adozioni sono chiuse almeno fino a settembre-ottobre 2014. Aiutateci a tornare con i bambini…” è infatti quanto avrebbe raccontato Michela Gentili e Andrea Minocchi, in attesa di adottare un bimbo di 2 anni, ai loro parenti a Macerata. “Mia sorella – racconta Francesca Gentili – ha parlato con mia madre brevemente. Lei e il marito sono bloccati in una struttura religiosa, le altre 23 coppie in attesa di adozione ciascuna in un posto diverso fra alberghi e residence, tutti con i visti ormai scaduti. Ieri notte e stamani hanno sentito gli spari del conflitto fra ribelli e forze governative, l’Unità di crisi della Farnesina ha consigliato di non uscire di casa, ma noi siamo molto, molto preoccupati. Sono ore che provo a rimettermi in contatto con Michela via cellulare, ma non ci riesco”.