I boss mafiosi sappiano che seprovano a far uscire ancora informazioni dal carcere lo Stato èpronto ad indurire sempre di più la legislazione sul carcere duro, ha detto.
Il vicepremier ha anche sottolineato che le organizzazioni criminali sono unodei più importanti fattori di sottosviluppo del Mezzogiorno ecostituiscono un freno per lo sviluppo e una grave minaccia dellaproduttività economica di diverse parti del Paese.
Nonostante la lotta alla mafia, il tratto che da sempre distinguela mafia da ogni altro sodalizio criminale rimane tuttora legatoal controllo del territorio.Cè la necessità, secondo Alfano, di decapitare i vertici,perché anche dalla latitanza e dal carcere i boss riescono adare ordini precisi all’esterno.
Le organizzazioni criminali – ricorda il ministro – rimangono tra i più gravi fattori di sottosviluppo del Meridione e la più grave minaccia alla libertà economica nelle aree produttive del Paese.
Alfano ha sottolineato che nonostante laffinamento delle loro attività abbia consentito loro di proiettarsi nello spazio immateriale degliscambi finanziari, il tratto che distingue la mafia da ogni altro sodalizio criminale, resta il controllo fisico del territorio da cui deriva potere e prestigio”.
Il ministro dellInterno ha poi tracciato un bilancio dellarresto di latitanti nellanno in corso spiegando che gli arresti sono stati 74 e”camorra e mafia sono state quelle più colpite con larresto di 28 e 20 affiliati.
Abbiamo offerto ai magistrati di Palermo ogni disponibilità che è nei poteri dello Stato. Oltre a quello che abbiamo offerto per la loro protezione non cè nulla di più efficace, assicura il ministro dellInterno rispondendo a una domanda sulla sicurezza del pm di PalermoNino Di Matteo.
Non ci sono altre forme di protezione rispetto a quelle che abbiamo immaginato – ha aggiunto Alfano – ma se si dovessero identificare altre misure più efficaci noi siamo comunque disponibili.