Prato, falsi certificati di residenza a cinesi: 11 arresti

di Mena Grimaldi
 PRATO. Emesse
undici ordinanze di custodia cautelare nei confronti di italiani e cinesi
accusati di far parte di un’associazione a delinquere che a Prato favoriva il
rilascio di falsi certificati di residenza ad immigrati di origine cinese.

A
capo dell’associazione a delinquere composta da italiani e cinesi una donna
italiana, ex dipendente del Comune e licenziata per motivi di assenteismo.

La
donna, 59 anni, si serviva dell’aiuto dei due figli di 36 e 24 anni, e della
collaborazione definita “decisiva” dagli inquirenti, di una
dipendente dell’anagrafe del Comune di Prato, anche lei tra gli arrestati.

La
dipendente comunale, tra l’altro, evitava sia di attivare la polizia municipale
per i controlli sulla effettiva dimora, sia di far firmare le dichiarazioni di
residenza presentate: ai richiedenti, che non erano infatti presenti al momento
dell’iscrizione e che utilizzavano indirizzi di comodo, venivano rilasciate
certificazioni e carte di identità.

Secondo quanto ricostruito dagli
investigatori, l’organizzazione riusciva ad ottenere illecitamente, in cambio
di denaro e altri benefici, l’iscrizione all’anagrafe di cittadini cinesi che
non ne avevano i requisiti ed erano entrati in Italia illegalmente.

Dalle
indagini sarebbe emerso che almeno 300 cittadini della Repubblica popolare
hanno ottenuto i documenti grazie a questo canale illegale pagando una tangente
che variava tra i 600 e i 1.500 euro a persona.

Per ogni indirizzo di
residenza, fittizio, risultavano anche dieci cinesi neo-pratesi, ma solo sulla
carta: è quanto emerso nelle indagini che hanno portato a scoprire il giro di
false certificazioni a Prato a favore di 300 cittadini di origine cinese.

In
cella sono finiti cinque cittadini cinesi, mentre due destinatari delle
ordinanze di custodia non sono stati ancora trovati: sarebbero i sette
orientali i collettori delle istanze dei connazionali arrivati in Italia e che
cercavano di avere la residenza.

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Redazione
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