Aversa. Via Roma gremita, aria di festa. Sabato mattina le strade della città erano popolate da una folla festosa.
Folla festosa che attendeva il passaggio della rituale processione di San Paolo. Una lunga teoria di congreghe, ognuna con le proprie insegne colorate, centinaia di adepti, hanno aperto la strada al busto argenteo di San Paolo accompagnato dal clero cittadino, con il vescovo Angelo Spinillo. Subito dietro al Santo il sindaco Giuseppe Sagliocco accompagnato dallassessore Ninì Migliaccio e dai consiglieri comunali Stefano di Grazia e Gabriele Costanzo.
Una partecipazione senza precedenti. Un’intera città con il suo santo patrono. Un solo grande rimpianto: la mancanza dei santi che erano presenti sino ad una ventina di anni fa. Una tradizione che dovrebbe essere ripristinata, anche perché non si sono mai comprese le motivazioni che vietarono la partecipazione delle effigie degli altri santi provenienti dalle chiese cittadine. Abbiamo, oramai, superato la cinquantina, per cui ricordiamo abbastanza bene quando il pomeriggio del 24 gennaio dalle varie parrocchie e chiese cittadine giungevano in cattedrale le statue dei santi che il giorno dopo avrebbero partecipato alla grandiosa processione. Una tradizione che non può essere accantonata.
Al vescovo Spinillo la richiesta diretta di ripristinare una tradizione che era talmente entrata nella vita della città da aver prodotto anche modi di dire, quale, ad esempio, quanno vide e sant dargient è fernuta a prucession, per dire che quando vedevi comparire i tre santi argentei (San Sebastiano, San Donato e San Paolo) che chiudevano la processione, si era giunti al termine. Modo di dire utilizzato, poi, nella vita di tutti i giorni, ad Aversa, per significare che quando in un avvenimento comparivano le persone importanti, quellavvenimento stava per concludersi.
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