Napoli. I lavoratori del San Carlo non ci sta e, nonostante qualche fischio ricevuto per il comunicato letto prima dell’inizio dell’opera “Il Barbiere di Siviglia”, sono andati regolarmente in scena.
Durante la riunione della commissione Cultura si attendevano novità dal sindaco Luigi De Magistris, l’altro giorno in visita a Roma, al Ministero della Cultura, ma il primo cittadino non ha preso parte alla riunione perché febbricitante. Garantita, comunque, la sua presenza per la prossima convocazione, prevista per venerdì. Intanto, c’è una seconda lettera inviata dal direttore generale del Ministero che concede al Comune di Napoli sette giorni per inviare le controdeduzioni sulla situazione del teatro.
Il documento arriva dopo quello inviato dal ministro Massimo Bray al sindaco De Magistris in qualità di presidente della Fondazione, legato alle dimissioni di cinque dei sei componenti del cda della stessa.
Sul fronte del rilancio del teatro, Alessandro Fucito, assessore al patrimonio del Comune, ha ricordato la delibera di giunta che prevede la possibilità di conferire al San Carlo alcuni beni comunali per consentirne la sopravvivenza.
“Il Comune è pronto ad un piano di ricapitalizzazione del San Carlo. – afferma Fucito – Non esiste alcun obbligo di legge, come chiarito anche dal ministro Bray”. La condizione di ordinarietà nel futuro del teatro è possibile, questo è il giudizio dell’amministrazione, dal momento che il San Carlo non rientra nelle condizioni che il Decreto Valore Cultura individua per gli enti lirici obbligati ad aderire, cioè il provenire da 2 anni di amministrazione straordinaria (il commissariamento è invece finito nel 2011) o il trovarsi in una grave crisi di insolvenza finanziaria (è dell’ottobre scorso l’attestazione del Sovrintendente che il Teatro non versa in crisi finanziaria).
L’adesione al Decreto Valore Cultura si sarebbe sostanziato, ha sottolineato Fucito, nella possibilità di accedere ad un prestito (assolutamente non a titolo gratuito) con l’impegno a tagliare i costi fissi, quelli cioè riconducibili al personale. “L’adesione al decreto è un’opportunità ma riguarda contesti diversi da quello del San Carlo”, ha detto l’assessore, per il quale “non è possibile avvalersi di una norma che, in sintesi, taglia il salario, chiede di limitare il costo del personale, a fronte di un prestito per il quale bisogna pagare gli interessi e poi si faccia passare tutto questo come un salvataggio”.
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