Amiens. Mesi e mesi di manifestazioni e ricorsi giudiziari non sono bastati a scongiurare la chiusura della loro fabbrica.
Così i dipendenti dello stabilimento Goodyear di Amiens, nel nord della Francia, hanno deciso di passare alle maniere forti: lunedì 6 gennaio hanno sequestrato due dirigenti in una sala riunioni e li hanno rilasciati solo nel primo pomeriggio di martedì 7.
I due sarebbero stati rinchiusi nella stanza con un gruppo di sindacalisti, mentre diverse porte e corridoi erano bloccati da enormi pneumatici da trattore, proprio quelli che il sito produceva prima dello stop temporaneo sancito il 20 dicembre scorso.
Gli operai, spiega un messaggio pubblicato su Twitter, hanno chiesto “una tavola rotonda con il prefetto e il direttore delle risorse umane su indennità e conseguenze” per gli attuali dipendenti di Amiens, che nelle promesse di Goodyear dovrebbero essere aiutati a trovare una ricollocazione nel settore o ricevere incentivi alla mobilità o al pensionamento anticipato. Vogliamo “che i dirigenti capiscano che dopo 7 anni di lotta la nostra motivazione è intatta. E’ la nostra fabbrica, punto”, hanno scritto gli operai.
Nel frattempo, il gruppo Goodyear ha espresso in un comunicato la propria “condanna” per l’accaduto, richiamando i sindacalisti “al rispetto della legge e alle loro responsabilità” e parlando di iniziativa “sempre condannabile” e “particolarmente inopportuna e controproducente” in una fase tanto delicata.
Lo stabilimento Goodyear di Amiens, che dà lavoro a quasi 1.200 persone, è in attesa di chiusura dal 31 gennaio 2013, quando i vertici dell’azienda avevano ufficializzato l’avvio di dismissione di un impianto che, secondo i loro dati, generava perdite per oltre 60 milioni di euro l’anno. Negli scorsi dodici mesi gli operai sono stati più volte protagonisti di proteste sfociate in disordini, con strade bloccate e copertoni bruciati, e hanno tentato tutte le vie legali possibili per scongiurare la chiusura.
Il sequestro di manager da parte di operai contro le minacce di chiusura della loro fabbrica non è una novità in Francia. Tra il 2009 e il 2010, all’inizio della crisi economica, furono decine i casi in tutto il paese, un vero fenomeno di massa che si estese anche a Belgio e Italia, alla Alstom di Colleferro (Roma).
Tutto cominciò il 12 marzo 2009 a Sony France, a Pontonx-sur-l’Adour, nel sud est del Paese. Il suo Pdg (Président-directeur général), Serge Foucher, era andato ad annunciare ai 311 operai che sarebbero andati presto a casa. Risultato: sequestro e notte in fabbrica per il manager. Il gesto fece scuola: vennero i sequestri dei manager della Continental France (pneumatici), della Caterpillar (macchine per movimento terra), 3M (medicinali), Ppr (prodotti di lusso) e poi tanti altri.
Nel 2011 ci fu una coda al fenomeno in Belgio, con altri due casi di manager bloccati, all’Arcelor Mittal di Liegi e alla Thyssen di Braine l’Alleud.