Guerriglia in Ucraina, tre morti. La Ue chiede stop violenze

di Redazione

 Kyev. Proseguono in Ucraina gli scontri fra polizia e manifestanti che chiedono le dimissioni del presidente Viktor Yanukovich, dopo la notte di guerriglia nella quale sono morte tre persone.

Due dimostranti sono rimasti uccisi in seguito a ferite di arma da fuoco, mentre un altro manifestante sarebbe morto cadendo da una colonna all’ingresso dello stadio della Dinamo. “Stiamo valutando la possibilità di azioni che possano essere prese al livello Ue e le conseguenze che queste avrebbero sulle relazioni col paese” ha dichiarato il presidente della commissione Josè Manuel Barroso a proposito degli scontri, dicendosi “scioccato per la morte dei manifestanti” e facendo un “appello per lo stop alle violenze”.

Yanukovich da parte sua ha incontrato i tre principali leader dell’opposizione (il capogruppo del partito di Timoshenko ‘Patria’, Arseni Iatseniuk, l’ex pugile e leader di Udar, Vitali Klitschko, e il leader ultranazionalista Oleg Tiaghnibok) per cercare di trovare una soluzione ai violenti scontri, ma per ora la tensione non accenna a placarsi.

I pulmini della polizia bruciati nei giorni scorsi, e prima schierati a difesa del cordone di agenti attaccato dai manifestanti, fanno ora da scudo agli stessi dimostranti, che hanno rinforzato la barriera mettendo in piedi delle barricate improvvisate. L’ingresso di un edificio che dà sulla strada teatro degli scontri è stato trasformato dagli insorti in un punto di primo soccorso e molti feriti preferiscono se possibile essere curati dai volontari sul posto perché si è sparsa la voce che chi finisce in ospedale venga subito schedato dalla polizia.

E sono 50 secondo il ministero dell’Interno ucraino le persone finora arrestate con l’accusa di aver partecipato agli scontri con la polizia scoppiati domenica 19 gennaio nel centro di Kiev e non ancora terminati: 22 sono “sospettati di reati”, mentre per una decina è già stata chiesta la custodia cautelare in carcere.

La Duma, il ramo basso del parlamento russo, intanto ha approvato una dichiarazione nella quale chiede all’Occidente di non interferire nella crisi politica a Kiev e sollecita l’opposizione a iniziare un dialogo con il governo. “La Duma chiede ai circoli politici occidentali, che stanno interferendo negli affari sovrani interni dell’Ucraina violando la legge internazionale, di cessare di promuovere l’escalation del conflitto”, si legge nel testo.

“Oltre ai membri della parte estremista dell’opposizione, la responsabilità per l’esacerbazione della situazione in Ucraina va ai politici occidentali che interferiscono grossolanamente negli affari sovrani interni dell’Ucraina e parlano ai raduni dell’ opposizione”, prosegue il documento. La Duma ammonisce che è “inaccettabile mettere pressione all’Ucraina dall’esterno e imporre una scelta geopolitica a favore dell’accordo di associazione con la Ue”.

Da parte sua, l’ambasciata Usa a Kiev rende noto che gli Usa hanno risposto alle azioni di novembre e dicembre contro i manifestanti a Kiev imponendo sanzioni (ritiro dei visti) ad un certo numero di ucraini (presumibilmente esponenti delle forze dell’ordine) e stanno esaminando ulteriori provvedimenti contro gli autori delle recenti violenze.

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