Napoli. La squadra mobile di Napoli, insieme allo Sco e agli agenti del commissariato di Scampia, ha arrestato il boss latitante Mario Riccio, detto Mariano, 21 anni, il più giovane nella lista dei trecento latitanti più pericolosi d’Italia.
Si trovava in una villetta a Qualiano, a nord di Napoli. E’ considerato il capo del clan Amato-Pagano e tra i protagonisti della nuova faida di Scampia che vede contrapposti il gruppo della “Vanella Grassi” con un altro cartello della zona per il controllo delle piazze di spaccio. Latitante dal 2011, è il genero del boss Cesare Pagano, già protagonista della prima faida nel 2004, quando sottrasse la gestione del traffico di stupefacenti e dello spaccio in molte ‘piazze’ al clan Di Lauro.
Alle 7 di martedì mattina, 40 poliziotti hanno fatto irruzione nella villetta, sorprendendo Riccio in compagnia della fidanzata e del figlio minore. Non ha opposto resistenza.
Ora è Marco Di Lauro lultimo dei latitanti napoletani protagonista della guerra di camorra. Attorno a lui gli inquirenti stringono il cerchio per catturarlo.
Con l’arresto di Riccio sale a 8 il numero dei latitanti di camorra ritenuti di massima pericolosità e operanti nell’entroterra campano arrestati dagli uomini della squadra mobile. Prima di Riccio, il 30 dicembre scorso, a finire in manette era stato Angelo Marino, detto “Demon”, ritenuto reggente del clan Marino, sorpreso in una villa a Castel Volturno (Caserta) dove avrebbe trascorso il Capodanno con la moglie e i figli.
Ma il primo arresto eccellente si registra a inizio 2013. Il 4 gennaio finisce in manette Antonio Mennetta, 28 anni, elemento di vertice del clan Vanella-Grassi, coinvolto nella seconda faida di Scampia. Poi tocca a Carmine Cerrato, 42 anni, arrestato il 25 marzo. Elemento di vertice del gruppo Amato-Pagano, detto “Tekendò”, è cognato del boss Cesare Pagano, dell’omonimo cartello camorristico, anch’egli coinvolto nella seconda faida di Scampia e ora in carcere. Come anche Giuseppe Montanera, arrestato il 27 marzo 2013 a Napoli.
L’arresto a Qualiano |
L’arrivo in Questura |