Sochi. Vladimir Luxuria, assieme agli inviati delle ‘Iene’ Pio ed Amedeo, è ripartita senza ulteriori contrattempi verso l’Italia dall’aeroporto di Adler, con un volo con scalo a Francoforte.
L’attivista transgender, ex deputata di Rifondazione Comunista, è stata accompagnata da un funzionario della Farnesina dopo essere stata dichiarata ieri dalle autorità locali ‘persona non gradita’ in seguito all’espulsione, con tanto di ritiro del pass, dal Parco Olimpico.
Le proteste, però, a Sochi non si fermano: le due Pussy Riot Nadia Tolokonnikova e Maria Alekhina sono state fermate da polizia e agenti dell’Fsb. Lo ha reso su Twitter il collettivo artistico Voina, legato alle due attiviste. Insieme a loro, si legge nel tweet, sono state fermate anche altre sette persone, tra cui giornalisti.
Dal suo account, Nadia ha spiegato che insieme a Maria e a un’altra delle Pussy Riot, si trovavano a Sochi per condurre una nuova azione di protesta del gruppo punk femminista: “La canzone chiamata ‘Putin ti insegnerà ad amare la patria'”. “Al momento del fermo non facevamo alcuna azione, stavamo semplicemente passeggiando per Sochi”, ha scritto su Twitter la Tolokonnikova, aggiungendo che “è stata usata la forza” da parte dei poliziotti. Dopo un breve fermo (erano accusate di furto in un albergo) sono state rilasciate.
Luxuria aveva sfilato nel parco con uno sgargiante abito rainbow (i colori dell’arcobaleno, la bandiera del movimento gay, lesbico e trans) urlando lo slogan ‘gay is ok’, contro le leggi omofobe del Cremlino, recitato in russo in favore delle telecamere. Insieme ai due inviati delle Iene era stata caricata su un’auto dell’organizzazione e subito dopo lasciata in aperta campagna. L’altroieri era stata fermata per alcune ore. Il portavoce del Comitato olimpico internazionale, Mark Adams, ha condannato il ‘blitz pacifico’ di Luxuria: “Il Parco olimpico non è il posto adatto per manifestare, chiediamo cortesemente a chiunque intenda portare avanti le proprie istanze di farlo altrove”. Adams ha aggiunto che Luxuria è stata “scortata pacificamente fuori dal Parco olimpico” e non fermata dalla polizia.
Alekhina e Tolokonnikova, le due Pussy Riot fermate a Sochi, erano state condannate ad agosto del 2012 a due anni di prigione con l’accusa di teppismo dopo avere eseguito una preghiera punk anti Putin nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca. Sono poi state rilasciate a dicembre scorso, dopo quasi due anni, in quella che viene considerata una mossa volta a garantire le relazioni politiche proprio in vista delle Olimpiadi invernali di Sochi.
Inizialmente era stata arrestata con loro una terza componente delle Pussy Riot, Yekaterina Samutsevich, liberata a ottobre del 2012. Recentemente Maria Alekhina e Nadezhda Tolokonnikova sono state in visita negli Stati Uniti per partecipare a un concerto organizzato da Amnesty International. Comparendo inoltre a febbraio a un evento a margine del Film festival di Berlino, hanno annunciato che valutano l’ipotesi di candidarsi alle elezioni per il Parlamento regionale di Mosca, che si terranno quest’anno.