Il verdetto della 64esima edizione del Festival del Cinema di Berlino ha decretato uno strapotere dellOriente.
La giuria internazionale, presieduta dal produttore americano James Schamus, molto avvezzo alla cinematografia asiatica per aver finanziato alcuni dei lungometraggi più importanti del taiwanese premio Oscar Ang Lee, ha, infatti, assegnato il massimo riconoscimento, ovvero lOrso dOro al miglior film, al cinese Black Coal, Thin Ice di Diao Yinan. Si tratta di un noir ambientato in una Cina contemporanea priva di valori, che narra lattrazione tra un poliziotto, sulle tracce di un serial killer, e una femme fatale, implicata nei delitti.
Lo strapotere degli artisti con gli occhi a mandorla è stato completato dagli Orsi dArgento al migliore attore Liao Fan, connazionale di Yian e protagonista della sua pellicola, e allattrice, la giapponese Haru Kuroki, trionfatrice per la performance fornita in The Little House di Yoji Yamada. Premiato, inoltre, il pittore e incisore cinese Zeng Jian per il contributo artistico dato al delicato Blind Message di Lou Ye.
E ora passiamo al resto del mondo, che, seppur in punta di piedi, ha fatto capolino nel discusso palmares. A cominciare dallOrso dArgento alla regia, consegnato nelle mani dello statunitense Richard Linklater, che per molti avrebbe, invece, meritato lOrso dOro. La sua opera di formazione Boyhood ha, in effetti, colpito tutti per la struttura davvero particolare. Girato nellarco di 12 anni, il lungometraggio ha visto riunire sul set gli interpreti Ethan Hawke, Patricia Arquette, e i giovani Lorelei Linklater, figlia del regista, e Ellar Coltrane annualmente in modo da filmare i loro cambiamenti fisici e anche caratteriali nella maniera più naturale e realistica possibile. Una sorta di period movie a puntate, che rifà il verso alla famosa trilogia, sempre diretta da Linklater, Prima dellalba, Prima del tramonto, Prima di mezzanotte, girata a distanza quasi decennale per seguire la relazione occasionale ma profonda tra lamericano Jesse e la francese Céline, che hanno, rispettivamente, i volti dello stesso Hawke, attore feticcio del cineasta, e Julie Delpy.
Il Gran Premio della Giuria è andato a un altro yankee, lo stralunato Wes Anderson, autore del coloratissimo e avvincente The Grand Hotel Budapest, a cui fa da sfondo un elegante albergo austriaco degli anni Venti, interpretato come al solito da un cast all star, al quale oltre ai fedeli Tilda Swinton, Bill Murray, Owen Wilson, si è aggiunto la new entry Ralph Fiennes, nel ruolo dello strambo portiere dellhotel. Anderson, assente alla cerimonia di premiazione, ha inviato un esilarante messaggio, dichiarandosi eccitato e commosso per aver ricevuto finalmente un premio in scala reale in un festival tanto importante, dopo il leoncino doro a Venezia (attribuitogli da una giuria di studenti ) e la palmetta di cioccolato a Cannes.
Ai padroni di casa, presenti con ben quattro titoli in competizione,è rimasto il solo trofeo alla sceneggiatura di Kreuzweg diretto da Dieter Bruggemann. Il cinema tricolore, snobbato dal concorso ufficiale, si è fatto valere nella sezione collaterale Panorama grazie al documentario Felice chi è diverso di Gianni Amelio, sorta di mosaico di testimonianze, di persone celebri e comuni, su come sia stata vissuta lomosessualità nel corso del XX secolo, lavoro molto sentito dal cineasta a suggello dellouting fatto da lui stesso pochi giorni fa nel corso di unintervista alla giornalista Natalia Aspesi di Repubblica.