Mafia, 27 arresti tra Italia e Germania per truffe su fondi Ue

di Redazione

 Catania. Tra le province di Catania, Siracusa, Milano, Torino, e in Germania, gli agenti del Centro Operativo Dia di Catania, …

in collaborazione con i Centri Operativi Dia di Milano e Torino e gli uominidelcollaterale organismo tedesco Bka (Bundeskriminalamt), con il supporto aereo di due elicotteri, del Quinto Reparto Volo della Polizia di Stato di Reggio Calabria e del 12esimo Nucleo Elicotteri Carabinieri di Catania, nell’ambito dell’operazione “Prato Verde”, emessa dal gip di Catania, su richiesta della Dda catanese, diretta dal procuratore Giovanni Salvi, hanno tratto in arresto 27 persone, tra cui Agata Balsamo, detta “Tina”, 47 anni, imprenditore agricolo; Giuseppe Privitera, 43, imprenditore agricolo; Giovanni Privitera, 34; Giacomo Cosenza, detto “Alfonso”, 51, imprenditore agricolo; Carmelo Abate, 30; Domenico Botta, detto “Tirrimotu”, 35; Giuseppe Buda, 37, già detenuto; Orazio Buda, 51, autotrasportatore; Antonio Caruso, detto “Antonello”, 43, ambulante; Alfio Cosenza, detto “Turi”, 70; Giuseppe Cosenza, detto “Pinocchio”, 35; Franco Marino, 41, imprenditore agricolo; Salvatore Marino, 45, imprenditore agricolo; Francesco Pasqua, 55, imprenditore edile; Francesco Martino Platania, 40, imprenditore; Salvatore Russo, detto “Turi baffo”, 54; Alfio Vecchio, 42, imprenditore. Sono indagati, a vario titolo, per associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione; intestazione fittizia di beni, porto illegale di armi da fuoco, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, fattispecie tutte aggravate dall’utilizzo del metodo mafioso.

Arresti domiciliari per: Natala Sulfaro, 66, casalinga; Angelo Vasta, 33; Salvatore Cicero, 38, imprenditore; Maria Dinca, 40; Anthony Di Pietro, 33; Michele Viscuso, 43, lavoratore dipendente; Emiliano Antonino Di Mauro, 36, autotrasportatore; Francesco Tosto, 36, autista; Carmine Bruno Marletta, 34, commerciante, indagati singolarmente ed in concorso tra loro per detenzione e cessione di sostanze stupefacenti.

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Le indagini, condotte dal marzo 2011 all’ottobre 2012 con l’ausilio di attività tecniche e dichiarazioni di collaboratori di giustizia, hanno riguardato un sodalizio criminale attivo nella piana di Catania e nei quartieri Pigno e Librino della città etnea e riconducibile al noto boss Orazio Privitera, in atto detenuto in regime di 41 bis.. A farne parte in posizione di vertice erano Agata Balsamo, moglie di Orazio Privitera, Giuseppe Privitera e Giacomo Cosenza detto “Alfonso”.Oltre alle persone arrestate vi sono altri 27 indagati.

Attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali e veicolari, nonché pedinamenti, appostamenti e riprese filmate, la Dia ha documentato in diretta incontri tra i sodali e fatto emergere le attività illecite della consorteria mafiosa, la pianificazione dei reati e l’organizzazione interna. Si ritiene che il sodalizio faccia riferimento all’associazione di tipo mafioso denominata “Cappello”, e in particolare al gruppo dei “Carateddi” di cui è reggente il citato Orazio Privitera, marito di “Tina” Balsamo.

Un aspetto di particolare rilievo delle attività del sodalizio è costituito dalle cosiddette “guardianie” dei terreni sui quali l’organizzazione criminale esercitava la propria influenza, anche al fine di gestire terreni agricoli dai quali traevano notevoli vantaggi economici, mediante un sistema di truffe in danno dell’Unione Europea in relazione a fondi erogati dall’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) per importi che all’esito delle verifiche effettuate per l’arco temporale 2005-2013 superano il milione e mezzo di euro. Tale meccanismo si basava sull’efficacia dell’intimidazione mafiosa sui reali proprietari.

Sono state individuate anche estorsioni in danno di attività commerciali, come quella in danno del titolare dell’area di servizio Q8 ubicata lungo l’Asse dei Servizi etneo, in un quadro di assoggettamento e timore generalizzati. Significativo è anche l’uso – da parte dell’organizzazione – di apparecchi in grado di disturbare la ricezione e la trasmissione dei segnali gps e telefonici.

Particolare allarme ha determinato nel gruppo l’avvio della collaborazione di Giacomo Cosenza, come risulta da una conversazione ambientale nella quale si dice: “Però, ti posso dire una cosa una volta era peggio , ma non era tanto peggio peggio, quando una volta quando c’erà una cosa di queste… uno di questi faceva queste cose gli iniziavi a sterminare …. inc… quello che gli dovevi sterminare B(Balsamo Agata): “A verità” A: Ora perchè c’è l’amicizia, perchè c’è la parentela, quello … inc… fa lo spacchioso e a noi ce la mettono sempre dietro. Ora è bello così, ora è bello così giusto? B: …inc… A: Ora è bello così B: io non lo so. Io sono qui. A: Cominciamo a sterminare. Vediamo che fa dopo”. Tali evidenze investigative si coniugano con le risultanze che hanno posto in evidenza il carattere armato dell’associazione mafiosa.

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