Chiusura Csm, il Codacons ricorre al Ministero della Salute

di Antonio Arduino

 Aversa. Il Codacons Aversa denuncia al Ministro della Salute la chiusura del centro di salute mentale di viale Europa, avvenuta a seguito di una ispezione dei Nas effettuata l’11 marzo.

Pur avendo definito la struttura in buone condizioni nel verbale dei carabinieri è segnalato che essa “necessita di adeguamenti strutturali e funzionali tali da renderla adeguata alla vigente normativa in tema di rilascio delle autorizzazioni all’esercizio per le strutture sanitarie pubbliche e private”.

Un modo elegante per sottolineare l’inadeguatezza al compito a cui gli ambienti erano destinati. Inoltre, i Nas verbalizzano una dichiarazione del direttore del Dipartimento di salute mentale dell’Asl Caserta in cui si afferma che “la struttura non risulta essere autorizzata all’esercizio di attività sanitarie”. Dato verificato dai Nas che scrivono: “A richiesta dei verbalizzanti non è stata esibita alcuna autorizzazione all’esercizio dell’attività sanitaria de quo, né gli accertamenti esperiti nell’immediatezza dell’atto mediante contatti con il Dipartimento di prevenzione dell’Asl di Caserta, competente ad eseguire sopralluoghi finalizzati al rilascio del parere propedeutico all’autorizzazione all’apertura ed all’esercizio delle strutture sanitarie, sia pubbliche che private, hanno dato esito positivo”.

“Nel senso che – precisano i verbalizzanti – non è stato fatto alcun sopralluogo, né è stata presentata istanza in tal senso da parte del direttore generale dell’Asl di Caserta”. In pratica, la struttura sarebbe stata aperta illegalmente, di conseguenza è scattato il sequestro della stessa da parte dei Nas e la conseguente chiusura, cancellando il servizio offerto ad oltre 2000 utenti seguiti dal personale medico e paramedico che assiste ogni giorno dagli 80 ai 100 pazienti. Naturalmente il servizio non è stato completamente eliminato perché è stato trasferito all’interno dell’edificio B del complesso direzionale dell’ex Asl Caserta 2 in via Santa Lucia.

Ma collocato com’è in due stanze, la 113 e 114, poste al primo piano non può più garantire l’assistenza 24 ore su 24 assicurata da sempre, né può assicurare il proseguimento delle cure per gli ammalati che vengono trattati d’urgenza nel servizio psichiatrico di diagnosi e cura presente nell’ospedale cittadino, né fornire terapie di supporto destinate alla riabilitazione degli ammalati che, oggi, possono ricevere esclusivamente farmaci.

Una condizione che Anna Gioia Trasacco, rappresentante del Tribunale per i diritti del malato, sta considerando di denunciare alla magistratura, ipotizzando un’interruzione di pubblico servizio della quale sarebbero responsabili i vertici dell’Asl Caserta e lo stesso primo cittadino di Aversa.

“Ho personalmente informato il sindaco – dice l’esponente del Tdm – del fatto che la direzione dell’Asl, per ragioni di economia, aveva disdetto il contratto di fitto della sede del Csm di piazza Fuori Sant’Anna per trasferirla il viale Europa in un edificio di proprietà aziendale che doveva essere ristrutturato disponendo, però, un trasloco provvisorio, in attesa della conclusione di lavori che nemmeno sono cominciati, in locali adattati e inidonei, come dimostrato dai Nas, del complesso polifunzionale in cui ha sede il consultorio materno infantile”.

“Ho informato il sindaco sia prima che si verificasse il trasloco, sia nel momento stesso in cui stava avvenendo”, dice Anna Gioia Trasacco. “A mio parere – continua – Sagliocco, nella qualità di primo responsabile della salute dei cittadini aversani, non avendo autorizzato l’apertura di quella struttura, avrebbe avuto la possibilità di bloccare il trasloco. Obbligando l’azienda sanitaria a trovare una soluzione alternativa che, tra l’altro, era stata già prospettata”.

“Perché – ricorda – era stato proposto all’azienda il prolungamento del contratto di fitto della vecchia sede solo per il periodo necessario effettuare i lavori di ristrutturazione dell’edificio di viale Europa. Cosa che avrebbe permesso il trasloco direttamente nella nuova sede”.

“La direzione aziendale, però, pur avendo in cassa una somma destinata proprio alla ristrutturazione di quell’edificio ed avendo tempo per realizzarla ha preferito – osserva l’esponente del Tdm – effettuare il trasloco in una sede provvisoria che si è dimostrata nel giro di 10 giorni inadatta al compito a cui era destinata”.

“Per la cura della salute mentale per Aversa è una vergogna. E’ un ritorno al passato che riporta gli ammalati all’interno di quel manicomio che è stato cancellato dalla legge 180. Annullando il salto di qualità fatto dalla cura di questi ammalati che ha portato la nostra città a diventare, dal 2002, un esempio nazionale con l’arrivo alla guida dell’azienda sanitaria di Franco Rotelli, allievo di Basaglia”.

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