Don Diana, su Raiuno le due puntate della fiction

di Redazione

 Casal di Principe. Presentata in anteprima alla Camera dei deputati, su iniziativa della commissione parlamentare Antimafia, la fiction su don Peppe Diana, che andrà in onda su Raiuno martedì e meroledì.

“Io non voglio sapere se Dio esiste, voglio sapere da che parte sta”: è probabilmente la frase più forte pronunciata da don Peppe Diana, il parroco di Casal di Principe ucciso vent’anni fa dal clan dei casalesi. “Ma quando si perde un figlio, un proprio caro, quando vedi la tua terra andare allo sbando vuoi sapere Dio da che parte sta”, ha spiegato emozionato Alessandro Preziosi, che impersona il sacerdote-martire nella fiction. La sua interpretazione di Don Diana ha più che convinto.

“È probabilmente il ruolo più importante che ho svolto nella mia carriera – ha proseguito Preziosi —. Un progetto straordinario unico. Che ho cercato di restituire senza retorica con la massima dignità. Io quella terra la conosco. Ringrazio dal profondo del mio cuore per essermi imbattuto in questo uomo – ha aggiunto -. La tv da anni cerca di suggerire esempi vissuti realmente, ma che nella finzione sembrano idealizzati”.

Per l’attore napoletano, una laurea in legge in tasca, “è stato difficile interpretare questo ruolo, ma ancora di più lo è stato assistere alla fiction da napoletano. Si vede una speranza di cambiamento di cui filtro è il personaggio che tu interpreti. È la prima volta che sono costretto ad alzarmi perchè il film mi schiacciava”.

In sala, nella nuova aula del Palazzo dei Gruppi della Camera, Rosy Bindi, presidente della Commissione Antimafia, Anna Maria Tarantola, presidente della Rai, Raffaele Cantone, responsabile Autorità anticorruzione, don Tonino Palmese, il regista Antonio Frazzi, Giannandrea Pecorelli, produttore di Aurora Film. A 20 anni dalla morte di don Diana, secondo Rosy Bindi, sul fronte dell’antimafia “non si è fatto ancora abbastanza. Soprattutto da parte della politica non si è avuta la dovuta fermezza. Anzi spesso si è registrata una sottovalutazione del fenomeno che ha impedito a lungo di capire i mutamenti delle mafie in Italia e altrove. Anche se la legislazione antimafia italiana è presa ad esempio anche in Europa”.

Raffaele Cantone ha confessato tutta la sua emozione: “La fiction restituisce un’immagine vera. Va ringraziato Alessandro Preziosi per la sua interpretazione”. Don Diana, ha ricordato il regista Antonio Frazzi, “è stato etichettato come un prete di strada, un prete coraggio e un prete anticamorra… ma lui amava definirsi un prete e basta”.

Per l’uccisione di don Giuseppe Diana, il 4 marzo 2004 la Corte di Cassazione ha condannato all’ergastolo Mario Santoro e Francesco Piacenti quali coautori dell’omicidio, mentre ha riconosciuto come autore materiale dell’omicidio il boss Giuseppe Quadrano, condannandolo a 14 anni, perchè collaboratore di giustizia. Decisiva la testimonianza di Augusto Di Meo, un fotografo amico di don Diana che riconobbe il killer nelle foto segnaletiche. Prima di arrivare alla sentenza definitiva, la figura di don Peppe è stata oggetto di vari tentativi di infangarne la memoria.

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