Centro salute mentale, il Tdm valuta ricorso alla magistratura

di Antonio Arduino

 Aversa. Interruzione di pubblico servizio. Questa l’ipotesi avanzata da Anna Gioia Trasacco, rappresentante del Tribunale per i diritti del malato che potrebbe denunciare alla magistratura quanti hanno consentito il trasferimento del centro di salute mentale da piazza Fuori Sant’Anna.

Un evento che ha portato alla sospensione del servizio h24 garantito dai sanitari della struttura agli oltre 2000 pazienti che fanno riferimento al centro di salute mentale di Aversa che assiste dagli 80 ai 100 utenti ogni giorno. “Il trasferimento del centro di salute mentale da palazzo Orabona di piazza Fuori Sant’Anna alla struttura arrangiata, ricavata da un corridoio dell’edificio di viale Europa che ospita il consultorio materno infantile, chiusa dai Nas dopo soli dieci giorni perché inidonea e non autorizzata ad ospitare un servizio sanitario poteva essere impedito dal sindaco”, afferma la rappresentante del tribunale per i diritti del malato.

“Ho personalmente informato il sindaco – ricorda la Trasacco – del fatto che la direzione dell’Asl, per ragioni di economia, aveva disdetto il contratto di fitto della sede del Csm per trasferirla il viale Europa, in un edificio di proprietà aziendale che doveva essere ristrutturato, disponendo un trasloco provvisorio in attesa della conclusione di lavori che nemmeno sono cominciati, in locali adattati del complesso polifunzionale in cui ha sede il consultorio materno infantile che si sono dimostrati inidonei al controllo dei Nas”.

Tant’è che nel verbale redatto l’11 marzo i carabinieri hanno scritto, tra l’altro, “la struttura necessita di adeguamenti strutturali e funzionali tali da renderla adeguata alla vigente normativa in tema di rilascio delle autorizzazioni all’esercizio per le strutture sanitarie pubbliche e private”, aggiungendo che “la struttura non risulta essere autorizzata all’esercizio di attività sanitarie”.

“Ho informato il sindaco – ribadisce l’esponente del Tdm – sia prima che si verificasse il trasloco, sia nel momento stesso in cui stava avvenendo ma non è intervenuto”. “A mio parere – continua – nella qualità di primo responsabile della salute dei cittadini aversani, non avendo autorizzato l’apertura di quella struttura, Sagliocco avrebbe potuto e dovuto bloccare il trasloco, obbligando l’azienda sanitaria a trovare una soluzione alternativa che, tra l’altro, era stata già prospettata”.

“Perché – ricorda – era stato proposto all’azienda il prolungamento del contratto di fitto della vecchia sede limitatamente al periodo necessario ad effettuare i lavori di ristrutturazione dell’edificio di viale Europa così da traslocare direttamente nella nuova sede”.

“La direzione aziendale, però, pur avendo in cassa una somma destinata proprio alla ristrutturazione di quell’edificio ed avendo tutto il tempo necessario a realizzarla ha preferito – continua – effettuare il trasloco in una sede provvisoria che nel giro di 10 giorni è stata dichiarata inadatta al compito a cui era destinata e chiusa dai Nas”.

Per Aversa è una vergogna e per la cura della salute mentale è un ritorno al passato che riporta gli ammalati all’interno di quel manicomio cancellato dalla legge 180. Annullando il salto di qualità fatto dalla cura di questi ammalati che ha portato la nostra città a diventare, dal 2002, un esempio nazionale con l’arrivo alla guida dell’azienda sanitaria di Franco Rotelli, allievo di Basaglia.

Ad oggi, infatti, con la chiusura della sede provvisoria di viale Europa l’assistenza viene effettuata all’interno dell’edificio B del complesso direzionale dell’ex Asl Caserta 2 in via Santa Lucia, dove vengono usate due stanze, la 113 e 114, poste al primo piano nelle quali non si può più garantire l’assistenza 24 ore su 24 assicurata da sempre, né si può assicurare il proseguimento delle cure per gli ammalati che vengono trattati d’urgenza nel servizio psichiatrico di diagnosi e cura presente nell’ospedale cittadino, né fornire terapie di supporto destinate alla riabilitazione degli ammalati che, oggi, possono ricevere esclusivamente farmaci. Tutto questo, per l’esponente del Tdm, equivale all’interruzione di un pubblico servizio.

Da qui l’ipotesi di ricorrere alla magistratura. Intanto, il Codacons Aversa si è rivolto al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, perché intervenga a risolvere una situazione che non garantisce la cura corretta degli ammalati e lede l’immagine della città.

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