Torino. La procura di Torino ha concluso oggi, dopo quattro anni, l’inchiesta sul metodo Stamina.
Sono venti le persone indagate, accusate di associazione a delinquere finalizzata a truffa aggravata ai danni del servizio sanitario nazionale, e somministrazione di farmaci pericolosi. Coinvolto il padre del metodo Stamina, Davide Vannoni, presidente della Stamina Foundation onlus, nata nel 2009 per sostenere la ricerca sul trapianto di cellule staminali mesenchimali e diffondere in Italia la cultura della malattia rigenerativa. Indagato anche il vicepresidente Marino Andolina, insieme a neurologi, biologi, otto medici degli Spedali Civili di Brescia e un membro dell’Aifa, Agenzia Italiana del Farmaco.
L’inchiesta sulle attività della Fondazione fu aperta nel maggio 2010 dalla Procura della repubblica di Torino. Le cure staminali furono avviate nel 2011 quando 12 pazienti, tutti bambini affetti da gravi malattie neurodegenerative, furono sottoposti al protocollo previsto dalla fondazione. Ma una serie di ispezioni e di indagini portarono al blocco dei trattamenti, in quanto la loro efficacia non era documentata scientificamente e perchè le procedure per la preparazione delle staminali non avrebbe rispettato gli standard di sicurezza.
In merito alla questione, il procuratore Raffaele Guariniello ha dichiarato: Non solo non ci sono stati miglioramenti nella salute dei pazienti, ma anzi si sono verificati eventi avversi in un numero significativo. Sarebbero 101 i pazienti identificati, ignari dei rischi e delle implicazioni cui andavano incontro, su cui non sarebbero stati eseguiti i test necessari prima dell’impiego del prodotto sull’uomo, così indebitamente trasformato in cavia.
Tra le accuse vi sarebbero anche delle minacce fatte ai genitori di una paziente di cui sarebbe responsabile Andolina, per una telefonata in cui avrebbe detto: “Non avrò pietà di loro e gliela farò pagare. Gli indagati avranno venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogati o per presentare memoriali difensivi o altri documenti.
Nello specifico, oltre a Vannoni e Andolina, gli indagati sono: Gianfranco Merizzi, imprenditore torinese e amministratore delegato dell’azienda farmaceutica Medestea; i biologi ucraini Vyacheslav Klimenko e Olena Shchegelska; Leonardo Scarzella, neurologo dell’ospedale Valdese di Torino; Luigi Bistagnino, architetto del Politecnico di Torino; il dirigente dell’Ires Piemonte Marcello La Rosa; Roberto Ferro, presidente del Poliambulatorio Lisa di Carmagnola; Luciano Fungi, medico del Poliambulatorio Lisa di Carmagnola; Andrea Losana, ortopedico dell’ospedale Valdese di Torino; Mauro Delendi, direttore generale dal 2007 al 2010 del Irccs di Trieste; Ermanna Derelli, direttore sanitario degli Spedali Civili di Brescia; Fulvio Porta, direttore di struttura agli Spedali Civili di Brescia; Carmen Terraroli, membro della segreteria scientifica del Comitato etico degli Spedali civili di Brescia; Arnalda Lanfranchi, dirigente di sezione agli Spedali Civili di Brescia; Gabriele Tomasoni, direttore di struttura agli Spedali civili di Brescia; Carlo Tomino, responsabile dell’Ufficio ricerche e sperimentazione dell’Aifa, l’Agenzia italiana per il farmaco; Erica Molino e Mauriello Romanazzi, accusati di esercizio abusivo della professione di biologo.