Governo al lavoro sul Def, piano di tagli per 5 miliardi

di Redazione

 Roma. Governo al lavoro per limare tutti i punti del Documento di Economia e Finanza, il testo con le previsioni macroeconomiche sulle quali l’esecutivo baserà le sue linee di intervento e che sarà presentato, insieme al piano nazionale delle riforme, in Consiglio dei ministri martedì 8 aprile.

Per la giornata di lunedì sono previsti una serie di incontri per definire la stesura finale del testo, il cui obiettivo è trovare le coperture per portare a casa gli interventi annunciati dal premier Matteo Renzi, a partire dal taglio dell’Irpef per portare 80 euro in più nelle buste paga più leggere.

Il range all’interno del quale il governo potrà muoversi è strettissimo. Fatti i conti, il Pil di quest’anno dovrebbe attestarsi attorno allo 0,8%, più in alto dello 0,6% indicato dalla commissione Ue, ma anche sotto l’1% previsto dall’ultimo aggiornamento del Def. Non è previsto alcun sforamento sul deficit, per finanziare misure. Per quest’anno si attesterà tra il 2,5% (indicato dal governo lo scorso settembre) e il 2,6% (ora stimato dalla commissione Ue). Ma la conferma che si vogliono rispettare i vincoli europei arriva dalla previsione per il 2015: il deficit scenderebbe all’1,8%, un valore lievemente superiore all’1,6% previsto a settembre dello scorso anno ma che rispetterebbe i criteri di riduzione e sarebbe ben lontano dalla soglia del 3% oltre la quale scattano le sanzioni Ue.

Il Def conterrà anche gli impegni che il governo attuerà la prossima settimana con il decreto taglia-tasse. Non indicherà nel dettaglio i capitoli di spesa, ma gli importi che ci si propone di realizzare con la spending review. Per il 2014 saranno pari a 6,6 miliardi, quanto serve per aumentare di 80 euro al mese le buste paga dei redditi medio bassi, con il meccanismo delle detrazioni. Circa 5 miliardi dovrebbero venire recuperati attraverso i tagli alla spesa pubblica.

Sono state vendute con successo le prime sei auto blu tramite eBay, ben sopra il loro valore. Ma arrivano ora anche tagli agli enti considerati inutili. L’ipotesi rimbalzata di una cancellazione delle Camere di Commercio fa intervenire l’Unioncamere per spiegare che per lo Stato non ci sarebbero benefici, visto che sono sovvenzionate da contributi delle imprese. Non ci sarà, invece, la riduzione di 2,5 miliardi sulla Sanità, seccamente smentita dallo stesso Renzi. O almeno non ci sarà con questa entità. Certamente arriveranno tagli selettivi, con l’introduzione dei costi standard. E i risultati potrebbero essere superiori ai 500 milioni di euro di cui ora si parla.

Certa è invece la stangata sui dirigenti pubblici con l’arrivo di nuovi tetti agli stipendi, parametri ai diversi livelli di inquadramento: 270 mila euro – come il presidente della Repubblica – per i vertici, più bassi per gli altri: 190 mila per i capi dipartimento, 120 per i dirigenti di prima fascia, 80 mila per quelli di seconda. L’obiettivo sarebbe quello di coprire tutto il valore del calo delle tasse con tagli di spesa “strutturali”, ma non è escluso che alla fine si possa far conto anche di altre entrate “di garanzia”. Tra queste: il rimpatrio dei capitali, la riduzione della spesa per gli interessi sul debito (visto il calo degli spread) e anche la maggiore Iva che si incassera’ dal pagamento dei debiti arretrati della pubblica amministrazione.

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