Thyssen, Cassazione: nuovo processo e pene da rivedere

di Redazione

 Torino. Ci sarà un nuovo processo sul rogo scoppiato nello stabilimento torinese della Thyssenkrupp, in cui persero la vita sette operai.

Lo ha deciso la Cassazione, a sezioni unite penali, che ha disposto il rinvio degli atti alla Corte d’Assise d’Appello di Torino per la “rideterminazione delle pene”. Per i supremi giudici i manager della multinazionale tedesca dell’acciaio sono colpevoli, ma è necessario rimodulare le condanne per omicidio colposo e omissione volontaria di misure di sicurezza inflitte ai 6 dirigenti. “Sono codardi – ha urlato la madre di uno degli operai morti, di fronte all’aula magna della Suprema Corte – non hanno avuto il coraggio di emettere una sentenza, dire qual è la verità”.

La Corte, dopo cinque ore di camera di consiglio, ha dunque annullato senza rinvio la sentenza d’Appello “limitatamente alla ritenuta esistenza” di una delle circostanze aggravanti contestate agli imputati. Bisognerà attendere le motivazioni, che per legge vanno depositate entro 90 giorni, per chiarire tutti i punti della decisione dei supremi giudici.

“La decisione della Cassazione non significa che le pene debbano essere rimodulate al ribasso. Noi chiederemo un aumento delle pene”: lo dice il pm di Torino Raffaele Guariniello commentando la sentenza sul caso Thyssen della Cassazione che ha rinviato alla Corte d’Appello per ridefinire le pene dei dirigenti condannati per omicidio colposo con colpa cosciente.

“Il considerare il reato di omissione dolosa delle cautele antinfortunistiche separato dalreato di disastro – specifica il pm – implica che si possa chiedere un aumento di pena. Anche se non c’è il dolo eventuale siamo soddisfatti che sia rimasta la colpa cosciente. L’aspetto negativo è che a oltre sei anni di distanza dalla tragedia non c’è una sentenza definitiva nonostante le indagini vennero chiuse in soli tre mesi”.

Era la notte del 6 dicembre 2007 quando un inferno di fuoco si scatenò sulla linea cinque dello stabilimento Thyssenkrupp di Torino travolgendo otto operai. Si salvò solo Antonio Boccuzzi, oggi diventato parlamentare del Pd. Non ce la fecero invece Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Rocco Marzo, Bruno Santino e Antonio Schiavone.

Furono giornate di lutto, di dolore, di una rabbia che si scatenò già nel momento dei funerali, quando i dirigenti vennero insultati all’ingresso della chiesa. Il sindaco, Sergio Chiamparino, annullò i festeggiamenti di piazza per Capodanno. Ma anche nel resto del Paese la commozione fu grande. Il governo accelerò il varo del Testo Unico delle leggi sulla sicurezza sul lavoro, che vide la luce nell’aprile 2008.

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