Omicidio Corvino, furono motivi passionali: ergastolo a Bidognetti

di Redazione

 Casal di Principe. La seconda sezione della Corte d’Assise del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (presidente Maria Alaia) ha condannato all’ergastolo per omicidio il boss del clan dei Casalesi Francesco Bidognetti, alias “Cicciotto ‘e Mezzanotte”, e l’esponente di spicco del clan Armando Letizia.

Quattordici anni sono stati comminati ai collaboratori di giustizia Domenico Bidognetti e Francesco Cantone. La vicenda riguarda l’assassinio di Benito Corvino, avvenuto a Marcianise il 25 giugno 1992 e all’epoca erroneamente attribuito alla guerra di camorra in corso nell’area marcianisana tra i gruppi Belforte e Piccolo.

Le indagini, condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, hanno permesso di accertare come il delitto non avesse alcuna matrice camorristica, ma fosse stato deciso dai vertici del clan perchè Armando Letizia voleva vendicarsi della morte del fratello Ferdinando, ucciso a Santa Maria Capua Vetere nell’aprile 1970 dalla moglie Olga Caterino a causa di una relazione extraconiugale intrattenuta dall’uomo.

Letizia, hanno raccontato agli inquirenti in recenti dichiarazioni numerosi pentiti, tra cui gli stessi imputati Domenico Bidognetti e Cantone, e i fratelli Luigi e Alfonso Diana, si rivolse così al boss Francesco Bidognetti, tra l’altro amico di Ferdinando.

Il bersaglio fu individuato in Benito Corvino, cugino della donna, ritenuto da Letizia l’ispiratore del delitto del 1970 e colui che aveva fornito l’arma alla donna facendola anche esercitare. Per questi fatti il gip di Napoli emise il 23 febbraio 2012 due ordinanze di carcerazione a carico di Bidognetti e Letizia, il primo in qualità di mandante, il secondo come istigatore ed esecutore materiale. Per i due collaboratori, invece, è stato riconosciuto un ruolo di partecipi alla fase deliberativa del delitto.

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