Il buio oltre la festa. Il divorzio oltre lo scudetto dei record. Insomma, un futuro senza altra propettiva che oggi come oggi non sia quella di una rottura.
Personale, umana ancor prima che tecnica. Servirà a questo punto un mezzo miracolo perché quella di domenica contro il Cagliari non sia l’ultima partita di Conte sulla panchina della Juve. Agnelli e Marotta sono rimasti sostanzialmente spiazzati dalle parole nel post-Roma.Restano in attesa ma il tecnico dei tre scudetti consecutivi ha consumato la sua pazienza: rinnovo contrattuale e aumento di stipendio non lo interessano, ciò che ha chiesto e vuole è altro.
Non lo ha ottenuto e si è convinto che non lo otterrà. Lo sa la dirigenza bianconera questa mattina riunita in sede a Torino: una sorta di piccolo cda con il presidente Agnelli, il direttore generale Marotta, Paratici e Maurizio Lombardo seduti intorno a un tavolo per fare il punto della situazione. Il piano B, scartato a parole sino a pochi giorni fa, si è fatto necessario: Montella è il nome che piace più di tutti. Ma ci sono altre ipotesi: da Allegri a Spalletti, da Mihajlovic a Klopp.
Prima però c’è da provare l’ultimo approccio con Conte: difficilissimo però ricucire con chi si è sentito abbandonato, non protetto, solo in un silenzio dirigenziale giudicato colpevole. Il faccia a faccia definitivo continua a slittare, ogni giorno che passa aumenta la distanza tra le parti: dopo il summit di stamani si tenterà un nuovo approccio, la volontà della società è quella di arrivare al confronto prima di domenica. Quella di Conte al momento non è però questa. L’addio non è mai stato tanto vicino.