Aids: virus mutevole, possibile epidemia nei prossimi 20 anni

di Stefania Arpaia

 Roma. Si è tenuto a Roma l’Icar, l’Italian Conference on Aids and retrovirus, al quale hanno partecipato un gran numero di specialisti del settore, affrontando la diffusione della sindrome da immunodeficienza acquisita, in particolare nel territorio italiano.

L’incontro è stato promosso dalla Simit, Società italiana malattie infettive e tropicali, che ha permesso di ripercorrere tutte le fasi della diffusione dell’Hiv, dagli esordi fino ai giorni attuali.

I dati però non sono molto positivi: in Italia i malati sarebbero 150mila e ogni anno 4mila persone scoprono di esserne affetti. Le regioni italiane in cui si concentra il maggior numero di contagi sono: Lombardia con il 27,6%, Lazio con il 14,5% e l’Emilia-Romagna con il 10,4%.

Secondo gli esperti è cambiata anche la modalità di diffusione del virus, non più trasmesso attraverso trasfusioni di sangue contaminato o scambio di siringhe, ma piuttosto tramite rapporti sessuali. In base alle ricerche effettuate infatti, i casi di trasmissione eterosessuale sono saliti dall’1,7% al 42,7%, quelli di trasmissione omosessuale dal 6,3% al 37,9%.

Positivi i risultati ottenuti dai nuovi farmaci che permettono al paziente di vivere a lungo e con una buona qualità della vita. La ricerca scientifica è infatti molto attiva nel settore dell’Aids ed è in fase di sperimentazione un vaccino terapeutico sia in Italia, con 168 persone, che in Africa con 200 persone. Barbara Ensoli, leader del team scientifico che ha realizzato il vaccino, ha dichiarato: “I dati preliminari sono promettenti, ma ci vogliono ancora alcuni anni per renderlo disponibile”.

Nonostante i passi in avanti nel mondo scientifico una nota negativa proviene da Jeremy Farrar, specialista di malattie infettive e direttore del Wellcome Trust, istituto di beneficenza che sostiene le menti più brillanti nel settore della medicina. Farrar ha rivelato al quotidiano inglese “The Indipendent”, che il virus potrebbe avere un’enorme diffusione nei prossimi venti anni a causa della nascita di nuovi ceppi dell’Hiv, resistenti ai farmaci.

“E’ una possibilità e può avere un forte impatto se i farmaci, che finora hanno consentito notevoli miglioramenti nell’aspettativa di vita dei pazienti, diventeranno meno efficaci. E’ inevitabile che la resistenza dell’Hiv aumenti perchè si tratta di un virus che può mutare facilmente” ha dichiarato il professore.

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