Roma. Anche da un conto corrente bancario aperto presso la tesoreria della Camera dei deputati partivano soldi destinati ad Amedeo Matacena jr, l’ex parlamentare di Forza Italia latitante a Dubai dopo una condanna definitiva a 5 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.
Su quello stesso conto doveva transitare il denaro necessario per finanziare il trasferimento dell’imprenditore calabrese in Libano.
Il particolare emerge dalle carte dell’inchiesta Breakfast che ha portato in carcere, tra gli altri, l’ex ministro dell’Interno e dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola. La notizia del conto corrente emerge da un’intercettazione del 5 febbraio scorso di una telefonata fra Chiara Rizzo, moglie dell’armatore latitante, e Scajola.
Dalle pieghe dell’inchiesta emergerebbe però una struttura criminale (connotata da segretezza) a carattere permanente dove, per gli inquirenti, fra gli altri operano, anche in territorio estero, con ruoli causalmente rilevanti gli indagati. Il passaggio è contenuto nel decreto di perquisizione e sequestro emesso dal Gip su richiesta della Dda reggina.
La chiave di svolta è nell’inciso fra gli altri, da cui si evince chiaramente che gli investigatori fiutano varie piste che porterebbero ad altri soggetti. Nella stessa ordinanza d’arresto firmata dal gip Olga Tarzia il riferimento a personaggi rimasti ancora nell’ombra è frequente.
Non c’è alcun conto corrente gestito dalla Tesoreria della Camera che sia intestato a singoli deputati o ex deputati. A precisarlo sono ambienti della Camera, a proposito di notizie sulla vicenda Scajola. I conti bancari della Tesoreria, aggiungono, sono utilizzati esclusivamente per l’attività istituzionale.