Rapina alla gioielleria “Momenti d’oro”: preso nipote di boss Scissionisti

di Redazione

 Macerata Campania. Arrestati gli ultimi quattro componenti della banda che, lo scorso 20 novembre, mise a segno una rapina alla gioielleria “Momenti d’oro” di Macerata Campania, portando via un bottino da 300mila euro.

Tra i fermati anche Gennaro De Felice, nipote di Guido Abbinante, boss degli “scissionisti” di Secondigliano, operante in particolare nella zona di Marano. L’operazione è stata compiuta dai carabinieri del comando provinciale di Caserta, all’esito delle indagini compiute dalla stazione di Macerata Campania.

Finora sono otto le persone tratte in arresto per la rapina nella gioielleria di corso Umberto. Gli altri sono Biagio Musella, 30 anni, residente a Qualiano (Napoli), Anna Carendente Sicco, 38 anni, di Marano, Maria Palumbo, 27, di Marano, e Ciro Dalizzo, 36, di Portico di Caserta.

Le indagini hanno ricostruito i momenti della rapina dovequattro persone, fra cui la Carendente Sicco, si introdussero all’interno col pretesto di visionare dei gioielli. Aggredirono con armi la titolare, strattonandola più volte, immobilizzandola e legandola con nastro adesivo, per poi prelevare dalla cassafortei preziosi.

La visione dei filmati di sorveglianza e l’escussione di tutti i testimoni reperiti ha consentito di individuare il mezzo utilizzato dai rapinatori di cui venivano immediatamente diramate le ricerche. Lo stesso risultava oggetto di rapina perpetrata poco tempo prima a Marcianise a danno di due giovani. La completa ed attenta escussione delle due sedicenti vittime della rapina dell’autovettura faceva emergere incongruenze tali nella vicenda da far iniziare una più ampia attività di analisi. Veniva, quindi, accertata non solo l’avvenuta simulazione della rapina dell’autovettura da parte dei giovani, ma anche la circostanza che gli stessi si erano recati più volte, nelle settimane precedenti, in quella gioielleria col pretesto di visionare gioielli per un ipotetico acquisto, mai concluso, al fine di acquisire informazioni sulle misure di sicurezza.

La rapina alla gioielleria di Macerata

Ricostruendo i contatti avuti da questi con altre persone, si individuava uno dei soggetti che avevano materialmente perpetrato la rapina, nella persona di Carandente Sicco, peraltro legata ai giovani “basisti” da rapporti di parentela.

Particolare di rilievo emerso nel corso di tale sviluppo investigativo è il commento carpito all’indagata Carandente che conferma il possesso da parte del commando di armi vere e pronte a sparare; in particolare la donna commenta l’ipotesi dell’incontro con una pattuglia di carabinieri durante la rapina prospettatogli dall’avvocato: …e ma ci lasciava la pelle…i ragazzi che stavano con me erano molto timorosi…manco li cani c’era un conflitto a fuoco…io ti coprivo…però…uno ha il diritto di fare fuoco sui carabinieri…giustamente si facevano la cartella evidenziando di non avere alcuna remora o scrupolo a fare uso delle armi contro i militari.

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