Khartum. Il tribunale sudanese ha ordinato la scarcerazione di Meriam Yehya Ibrahim, la donna condannata a morte per apostasia in seguito alla sua conversione al cristianesimo.
“Meriam è libera, l’hanno rilasciata e ora sta tornando a casa” hanno confermato i legali difensori della 27enne in carcere dal mese di febbraio. La prima a rilanciare la notizia è stata Antonella Napoli, presidente dell’associazione Italia for Darfur tra le prime ong ad aver lanciato una campagna internazionale per la liberazione della giovane sudanese. Meriam è stata liberata” ha scritto in inglese su Twitter la giornalista e attivista dei diritti umani, riportando un messaggio di Khalid Omer Yousif, presidente dell’Ong Sudan chance now.
La donna sudanese è in carcere da febbraio con l’accusa di apostasia – ha rinnegato la fede musulmana e ha scelto quella cattolica – per la quale è stata condannata a morte. Nella clinica della prigione il 27 maggio ha dato alla luce la figlia Maya.
Nell’ultimo periodo molte voci si sono rincorse sulla sua possibile liberazione: qualche giorno fa la Commissione nazionale per i Diritti umani sudanese aveva definito la condanna a morte di Meriam una sentenza in contrasto con la Costituzione, che prevede la libertà di culto. In precedenza Meriam era stata liberata dalle catene per ordine dei medici.