Bruxelles. Ancora nessun accordo tra Russia ed Ucraina sul prezzo del gas acquistato da Kiev e sul rimborso del debito, ma le discussioni proseguiranno martedì sera e nella mattinata di mercoledì 11 a Bruxelles.
Lo ha annunciato il commissario europeo per l’Energia, Gunther Oettinger. “Sono state discusse tutte le questioni, sono state proposte soluzioni e le discussioni riprenderanno stasera o mercoledì mattina”, ha detto dopo sette ore di difficili negoziati iniziati nella sera di lunedì 9 con i rappresentanti delle due parti. Oggi scade intanto il termine dato da Gazprom per l’introduzione del pagamento anticipato delle forniture a Kiev mentre a San Pietroburgo si tiene il vertice tra Polonia, Germania e Russia: sul tavolo anche le sanzioni occidentali a Mosca. “Ci sono questioni ancora aperte e posizioni differenti. Entrambe le parti devono consultare i loro governi e i loro leader”, ha precisato Oettinger.
“Non abbiamo raggiunto un accordo né fatto passi avanti, ma c’è una buona notizia: i negoziati continueranno”, ha detto da parte sua il ministro dell’Energia ucraino Yuriy Prodan. “Vogliamo una soluzione globale che regoli le questioni del prezzo del gas e del pagamento del debito, ma non possiamo accettare il meccanismo di calcolo del prezzo proposto da Gazprom: vogliamo un prezzo equo e di mercato”, ha spiegato.
Il suo omologo russo Alexander Novak ha detto di aver chiesto il pagamento il 10 giugno di 1,47 miliardi dollari, corrispondenti a fatture dovute per i mesi di novembre e dicembre 2013, e che richiederà anche il pagamento di 500 milioni di dollari per le consegne di aprile e maggio 2014. “La Russia vuole raggiungere un accordo e si mostra costruttiva”, ha assicurato.
Resta alta, intanto, la tensione in Ucraina. Il presidente Petro Poroshenko ha disposto la creazione di corridoi umanitari nell’est russofono del Paese per i civili intenzionati a sfuggire al conflitto fra le forze di Kiev e gli insorti secessionisti. Finora Kiev aveva negato la necessità di questi corridoi, invocata invece dalla Russia.
Ma i conflitti proseguono. I separatisti hanno denunciato nuove vittime a Sloviansk in seguito a un bombardamento nella notte tra domenica e lunedì. A Mariupol i media hanno riportato spari tra separatisti e truppe di Kiev nella città, una delle principali della regione di Donetsk, e incendi in una struttura dell’aeroporto e di un edificio dell’esercito di Kiev.
A Lugansk l’autorità della ‘Repubblica popolare’ ha annunciato la sospensione dei voli da e per la città. E’ giallo, poi, su Viaceslav Ponomariov, autoproclamato sindaco di Sloviansk, roccaforte dei filorussi nell’Ucraina dell’est: secondo l’agenzia ufficiale russa Itar-Tass sarebbe stato arrestato e destituito su ordine del comandante dei miliziani locali, Igor Strelkov.
Un portavoce dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk (Dnr) ha smentito la notizia a Interfax definendola “una menzogna”. Ma lo stesso Strelkov ha scritto su Facebook che Ponomariov “è stato destituito per attività incompatibili con gli obiettivi e i compiti dell’amministrazione civile”.
Secondo LifeNews, il suo posto sarebbe già stato occupato dall’ex responsabile dei servizi sociali, Vladimir Pavlienko. La risoluzione della crisi è resa ancora più difficile dal caos che regna nell’est e dalle violenze che prendono di mira anche i mediatori. La missione di monitoraggio Osce ha ribadito di non avere alcun contatto con gli otto osservatori internazionali, di cui si sono perse le tracce a fine maggio.