Istat e Ocse: “Italia in ripresa”. Ma S&P “frena”

di Redazione

 Roma. Segnali positivi dall’economia per l’Italia. Secondo l’Istat infatti la produzione industriale torna a crescere come non faceva da tre anni, mentre l’Ocse sottolinea che in Italia, unico tra i paesi del G7, si registra un’accelerazione della ripresa.

Notizie accolte con soddisfazione dal governo, anche se a raffreddare gli entusiasmi arriva una nota di Standard & Poor’s che ricorda come il debito italiano rischia di frenare la spinta in alto della nostra economia.

Come riporta l’Istat, ad aprile la produzione industriale italiana ha registrato un aumento dell’1,6% rispetto ad aprile 2013 e dello 0,7% rispetto a marzo. Nella media dei primi quattro mesi dell’anno la produzione è aumentata dello 0,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A tirare in alto l’indice sono soprattutto i comparti dell’energia (+3,0%), dei beni di consumo (+2,2%) e dei beni intermedi (+0,5%). Segna invece una variazione negativa, il raggruppamento dei beni strumentali (-1,3%).

Spiragli di ripresa anche sul fronte dei consumi in generale: secondo i dati dell’Istat, nel primo trimestre hanno fatto registrare un rialzo dello 0,1% su base congiunturale e cioè rispetto al quarto trimestre del 2013 mentre su base tendenziale (rispetto al primo trimestre del 2013) sono invece calati dello 0,3%. Numeri che però non bastano a riportare in positivo il Pil che, sempre secondo l’Istat, nel primo trimestre è calato dello 0,1% rispetto al quarto trimestre del 2013. A livello tendenziale, l’ultimo valore positivo risale al terzo trimestre del 2011. In ogni caso, fanno rilevare all’Istat, il calo su base annua è il più contenuto dal quarto trimestre 2011.

Notizie positive arrivano anche dall’Ocse, secondo cui la ripresa registra un’accelerazione in Italia. Dalla lettura del superindice dell’Ocse, emerge infatti che l’Italia è l’unico paese del G7 a registrare “un cambiamento positivo nel ritmo di crescita”, con un indice che sale da 101,4 a 101,6 punti. Espansione stabile per tutti gli altri Grandi, a eccezione del Giappone, in lievissima frenata. Crescita sotto le tendenze, invece, per Brasile, Cina e Russia, mentre l’India va verso un “punto di svolta positivo”. Invariato a 101,1 punti l’indice sull’Eurozona.

Ma a raffreddare gli entusiasmi arriva una nota di Standard & Poor’s che ricorda come il processo di riduzione del debito dei paesi della periferia dell’Eurozona “è a malapena iniziato” e tale processo “peserà per anni sulla ripresa economica dell’area”. L’agenzia di rating sottolinea inoltre che “per Portogallo, Spagna, Grecia, Italia, Irlanda e Slovenia il debito in rapporto al Pil è aumentato di una media del 106% dal 2006 al picco del 2013: da allora il rapporto è calato di solo il 3%”. Un processo lento che assume però ritmi diversi a seconda del paese. Nella simulazione al 2020 elaborata da S&P, infatti, sarà la Spagna ad aver ridotto maggiormente il debito, seguita da Irlanda, Portogallo, Slovenia e Italia. Dietro di noi solo la Grecia, dove il rapporto debito/Pil “si sarà mosso appena”.

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