Renzi: “Chi ruba nel Pd va via a calci nel sedere”

di Redazione

 Roma. Contro la corruzione occorre “dare risposte strutturali”. “Siamo abituati a intervenire con provvedimenti di emergenza spesso legati all’ansia di prestazione” ma non servono “interventi spot”.

Matteo Renzi, da Napoli, intervistato dal direttore di Repubblica Ezio Mauro, torna sulle ultime inchieste giudiziarie che hanno coinvolto Expo e Mose.

“Cambiamo radicalmente il processo amministrativo, l’impostazione della procedura pubblica” degli appalti, dice Renzi, “oggi è arrivato il momento di una riforma radicale”. Renzi conferma poi che venerdì prossimo “ci sarà un provvedimento ad hoc” sulla corruzione che prevede “poteri precisi” all’autorità di Cantone.

“Chi ruba nel Pd andrà a casa a calci nel sedere”, aggiunge il presidente del Consiglio, aggiungendo: “E’ fuori dalla storia negare la responsabilità della politica, anche per la mia parte politica”. Poi spiega: “serve una riforma radicale” e “occorrerà incidere sulla vigilanza e sulle procedure” degli appalti.

Il premier parla poi di tasse (“venerdì il blocco di misure per la semplificazione fiscale parte e dall’anno prossimo arriva la dichiarazione dei redditi precompilata”), di lavoro (“Per creare posti di lavoro va combattuta la cattiva burocrazia, vanno fatte le riforme costituzionali e istituzionali e si deve poi agire sulla giustizia civile”) e di riforme (“Ci sono le condizioni perché entro l’estate possa essere approvata la legge elettorale” e si possa incassare “la prima lettura della riforma costituzionale”).

Sul tema della corruzione interviene anche il presidente del Senato, PietroGrasso. Per combattere la corruzione “basterebbe applicare quella che potremmo chiamare norma La Torre: una legge brevissima che affidi la competenza alla Direzione distrettuale antimafia, facendo così applicare tutti i mezzi che si usano nella lotta alla mafia”.

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Per fronteggiarle, spiega la seconda carica dello Stato, “basterebbe una norma molto semplice: inserire i reati nella competenza delle Direzioni nazionali antimafia, e quindi coordinate dalla Direzione nazionale antimafia, per applicare a tutti questi reati le norme speciali esistenti per combattere la criminalità organizzata”.

“Questo – ha spiegato Grasso – permetterebbe anche di allungare i tempi dei processi perché allontanerebbe i tempi della prescrizione e permetterebbe di poter usare agenti sotto copertura, collaboratori di giustizia per mettere in atto tutto quanto può lo Stato contro questo fenomeno che inquina l’Italia e sottrae soldi al Paese e ai cittadini”. Grasso ha poi chiesto l'”estensione della decadenza e dell’incandidabilità alla politica nazionale” per i condannati per mafia e corruzione, “così come già avviene negli enti locali”.


E mentre diversi esponenti Pd, con il vicesegretario Serracchiani, chiariscono che “il nostro nuovo Pd non fa sconti sulla legalità”, anche il Movimento 5 stelle torna sull’inchiesta che vede tra gli indagati il sindaco Pd di Venezia Orsoni e l’ex ministro di Forza Italia Galan. In un nuovo post pubblicato sul blog di Grillo, dopo l’hastag #arrestanovoi si lancia #politometrosubito. “Il politometro è già pronto! Lo hanno usato gli inquirenti del Mose, avete sentito come hanno fatto? Hanno calcolato le entrate dei vari indagati dal 2001 al 2011 e le hanno confrontate con le spese nello stesso arco temporale, risultato, eccessi di uscite superiori di una volta e mezza (in media) le entrate, tipo Galan con 1.200.000 di incassi e 2.600.000 di spese. Ora dovranno dimostrare come hanno fatto a spendere più di quanto guadagnato! #politometrosubito”.

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