Senato, il governo punta sul modello francese. No di Forza Italia

di Redazione

 Roma. Al Senato il termine per la presentazione degli emendamenti sulle riforme si conclude con le opposizioni che mostrano i muscoli: in commissione sono infatti 5.200 gli emendamenti che sono stati depositati, di cui ben 3.806 della sola Lega.

La confusione è tanta, e il Pd lancia una mediazione proponendo di eleggere il Senato secondo il modello francese. L’obiettivo del Pd e del governo è di trovare sul modello francese un accordo almeno entro la maggioranza. Ma i democratici devono fare i conti anche con una piccola fronda interna, che il capogruppo Luigi Zanda ha cercato di arginare evocando le elezioni anticipate in caso di fallimento delle riforme.

La giornata di martedì 3 giugno si apre con un incontro tra il ministro Maria Elena Boschi e la relatrice Anna Finocchiaro, la quale le ha illustrato alcuni possibili emendamenti messi a punto con l’altro relatore, il leghista Roberto Calderoli. Mentre su alcune proposte di modifica il ministro ha dato l’ok (numero di Senatori di ogni Regione in proporzione alla dimensione demografica; più peso ai Consiglieri regionali e meno ai sindaci) su altri ha chiuso, in particolare sulle competenze delle Regioni e del futuro Senato.

L’intransigenza del governo ha scatenato la reazione di Calderoli, che punta a ridare alle Regioni alcune delle competenze che il ddl di Palazzo Chigi ha cancellato. C’è poi il nodo dell’elezione dei senatori: la Lega vorrebbe una elezione diretta da parte dei cittadini, in concomitanza con l’elezione dei Consigli Regionali. Soluzione questa preferita da Forza Italia, Ncd e una minoranza del Pd. Visto il “niet” del governo, alle 18 in punto Calderoli si è presentato davanti alla commissione spingendo davanti a sé un carrello sul quale aveva impilato 3.806 emendamenti. Li ritirerà, ha spiegato, solo se domani entro le 12 il governo gli “darà alcune risposte”.

Si sono invece riuniti in assemblea i senatori del Pd, tra i quali c’è una minoranza (Vannino Chiti, Corradino Mineo, Walter Tocci, Massimo Mucchetti) decisamente contraria al Senato delle autonomie voluto dal governo. Il capogruppo Luigi Zanda ha invitato tutti alla “responsabilità”, ed ha paventato lo spettro di elezioni anticipate in caso di fallimento delle riforme.

Nella riunione è stata lanciata come possibile mediazione la proposta del modello francese, ideata dal bersaniano Miguel Gotor e sposata dai renziani: i nuovi senatori, ricalcando quanto accade in Francia, sarebbero eletti in ciascuna regione da un’assemblea composta dai consiglieri regionali, comunali e dai deputati del posto.

Ncd non ha chiuso la porta: “Vogliamo vedere il testo” ha detto il capogruppo Maurizio Sacconi, il quale ha chiesto prima un accordo di maggioranza da estendere poi a Forza Italia e ad altri. Cosa a cui punta il governo e il Pd proprio con il modello francese.

Da Forza Italia è invece arrivato un no senza appello: il capogruppo Paolo Romani ha definito “inaccettabile” la proposta del Pd. Il perché è presto detto: in questo momento, ritengono i senatori del partito di Berlusconi, il centrosinistra domina quasi tutte le Regioni e i Comuni, e con il modello francese si garantirebbe una solida maggioranza in Senato.

La rabbia si è sfogata in una riunione a Palazzo Grazioli con Silvio Berlusconi, durante la quale si è ipotizzato di alzare la posta con una raccolta di firme per il presidenzialismo e l’abolizione secca del Senato. Visto lo stallo, dentro Forza Italia c’è chi ipotizza un nuovo possibile incontro tra Berlusconi e Renzi per superare le difficoltà.

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