Capone: “Di Santo un personaggio tra Fabulae e Collodi”

di Redazione

Francesco CaponeSant’Arpino. Quella che con un atto di arroganza Di Santo ha definito una lettera aperta alla cittadinanza è l’ultima e più grave offesa che questo signore ha fatto alla nostra comunità di Sant’Arpino. Un insieme di insulti alla verità.

Peggio di Pinocchio, Di Santo ha avuto il barbaro coraggio di negare addirittura di aver avuto una condanna. Allora deve spiegare a tutti i santarpinesi lui come definisce la pena di un anno e sei mesi che ha concordato con il Tribunale di Napoli Nord? Perché nella serie infinita di sciocchezze e bugie scritte, Di Santo si guarda bene dal dire che quella condanna, perché questa è la sola ed unica parola corretta, è figlia di un accordo fra Di Santo e l’accusa?

Oggi questo personaggio, a metà strada fra le fabulae atellane e Collodi, vuole raccontare la favoletta che lui non voleva, era addirittura contrario a patteggiare la pena. E il condannato ha la spudoratezza di negare di essere un reo confesso. Ma smettila, l’udienza era pubblica, e questa circostanza è stata riportata dai maggiori giornali nazionali, a cominciare dal Corriere della Sera, dalla Repubblica e da Il Mattino. Sei peggio di un baro seduto ad un tavolo da poker. E poi dici che le cose sono andate diversamente rispetto a quanto è emerso dai mass media e dal processo.

Ma caro Pinocchio di Via De Gasperi la voce registrata che – a reti unificate- si è sentita chiedere il tennis di chi era? Oggi questo signore conosciuto in tutt’Italia come il sindaco che voleva come regalo un braccialetto, è con le spalle al muro tanto da dover presentare un ricorso in Cassazione che tutti sanno che sarà rigettato, solo per perdere tempo e allungare la sua e la nostra agonia di qualche settimana, o al più di qualche mese. E’ stato il Ministro dell’Interno, e non Francesco Capone, a prendere carta e penna e ordinare al Prefetto di Caserta di rimuoverti appena la tua sentenza di condanna diventerà definitiva. È stato il massimo responsabile della sicurezza in Italia a dichiararti incandidabile.

Ormai sei finito, sei uno che non si potrà candidare nemmeno più a guidare il condominio di casa sua. Sei stato espulso dal consesso degli uomini che possono ricoprire le cariche pubbliche, perché ti sei macchiato di un gravissimo reato che non ti consentirà di amministrare più la cosa pubblica. Se volevi lasciare almeno con un briciolo di onore politico dovevi sì scrivere ai santarpinesi, ma solo per chiedere loro scusa.

Dovevi fare un atto di umiltà per l’immenso danno di immagine fatto ad una città ormai conosciuta come la ‘cittadina del tennis’, manco fosse Wimbledon. Ormai finanche i tuoi più stretti collaboratori si vergognano di te, tanto che in questi giorni ti stanno abbandonando tutti, perché per loro sono ‘venute meno le imprescindibili basi morali per proseguire il percorso politico’ (parole e musica di Gianluca Fioratti ed Immacolata Quattromani). Ma l’umiltà non ti appartiene, sei un irriducibile barricato dietro al motto “Negare, negare, negare sempre”.

Gli sforzi, l’impegno e le iniziative che tanti santarpinesi perbene in questi decenni hanno fatto per far emergere il nostro comune nel panorama nazionale, sono stati vanificati in questi mesi dalla tua indegna e volgare richiesta di un braccialetto, e dalla tua sfacciataggine a non voler lasciare nonostante te lo stia imponendo il Ministro dell’Interno e stiano parlando di te i telegiornali e i giornali più importanti d’Italia.

Ormai sei abituato a mentire e lo fai anche quando l’evidenza è contro di te. Hai avuto il coraggio di scrivere: ‘Con la politica ci ho solo rimesso!’ Ma per favore. In realtà ci hai rimesso solo in quest’occasione. Volevi 2.500 euro da Mottola e il giudice ti ha condannato a risarcire l’imprenditore ed il comune di 5.000 euro”.

Francesco Capone

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