Aversa. I carabinieri della radiomobile di Aversa, insieme ai colleghi della compagnia Napoli-Stella, hanno arrestato Mario Esposito, 26 anni, e Vincenzo De Luca, 21, entrambi del quartiere napoletano di Secondigliano.
Sono accusati di far parte di una banda specializzata in rapine, della quale farebbero parte anche Gaetano Di Tota e Giuseppe Prisco, già arrestati lo scorso 12 luglio.
Dalle indagini è emerso che Esposito, a differenza dei suoi complici, avrebbe preso parte a tutte le rapine consumate ed alla conseguente attività di ricettazione. De Luca è stato invece tratto in arresto per aver indotto a non rendere dichiarazioni allautorità giudiziaria, minacciando più volte di morte un presunto prestanome. Inoltre, denunciato in stato di libertà un 22enne di Giugliano, il quale, pur non appartenente alla banda, falsificava per loro conto documenti di identità utilizzati poi dagli arrestati per lintestazione fittizia di utenze telefoniche, al fine di eludere eventuali attività investigative nei loro confronti.
Pertanto, il gip del Tribunale di Napoli Nord, che ha condiviso appieno le risultanze investigative prodotte dai carabinieri, ha emesso nei confronti degli indagati unordinanza di custodia cautelare in carcere, per Esposito, e degli arresti domiciliari, per De Luca, in ordine ai reati di induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci, favoreggiamento personale, rapina aggravata e ricettazione in concorso, nonché detenzione abusiva e porto illegale armi.
La banda è ritenuta responsabile di rapine a mano armata compiute ad Aversa e Lusciano, tra febbraio e giugno di questanno, allo scopo di impossessarsi di orologi di ingente valore indossati da automobilisti in transito, che, a ragione di traffico intenso, avevano rallentato la velocità di marcia. In occasione di ogni rapina gli indagati partivano, a bordo di scooter, da Secondigliano, e, percorrendo lAsse Mediano, giungevano ad Aversa, dove, in prossimità degli svincoli stradali di Aversa Nord e Lusciano, commettevano le rapine. Targhe di provenienza furtiva erano state apposte ai motoveicoli utilizzati per commettere le rapine, allo scopo di eludere i controlli che avrebbe poi compiuto la polizia giudiziaria.