Camorra e appalti, chiesto l’arresto di Luigi Cesaro: “Rinuncio all’immunita’”

di Redazione

 Napoli. Appalti al Comune di Lusciano, nel Casertano, assegnati ad imprese ritenute vicino alla fazione Bidognetti del clan dei casalesi.

Un “giro” nel quale rientrerebbe il deputato di Forza Italia Luigi Cesaro, per il quale la Direzione distrettuale antimafia di Napoli ha inviato alla Camera una richiesta di arresto, con l’ipotesi di turbativa d’asta, aggravata da presunti legami con la camorra. L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e dai sostituti Antonello Ardituro, Giovanni Conso, Marco del Gaudio e Cesare Sirignano.

Arrestati i fratelli di Cesaro, Aniello e Raffaele,l’ex consigliere regionale dell’Udeur Nicola Ferraro, di Casal di Principe, l’ex sindaco di Lusciano, Isidoro Verolla, Angelo Oliviero, 58 anni, ex responsabile dell’ufficio tecnico del Comune; Bernardo Cirillo, cugino del boss Francesco Bidognetti (in carcere dal ’93, anch’egli raggiunto da provvedimento cautelare), all’epoca dei fatti consigliere d’elezione nel settore delle opere edili, e Raffaele Bidognetti, figlio di Francesco. Oliviero, Verolla e Ferraro sono stati poi rimessi in libertà, dopo qualche giorno, per mancanza di esigenze cautelari.

Secondo l’accusa, supportata dalle dichiarazioni del pentito Luigi Guida, alias “’O Drink”, ex reggente della fazione Bidognetti, grazie ai fondi per il Pip – Piano insediamento produttivo furono assegnati due appalti a imprese della famiglia Cesaro su pressioni del clan e grazie alla complicità di esponenti della politica, tra cui Ferraro, e del Comune di Lusciano. In particolare, riferisce Guida, i Cesaro si sarebbero accordati conil clanper ottenere, come “impresa di riferimento” dell’organizzazione, i lavori per il Pip e per la costruzione del Centro Sportivo Natatorio Polivalente. In cambio, al clan sarebbe stato corrisposta una percentuale. L’accordo fu raggiunto con l’intermediazione di Ferraro.

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“Rinuncio all’immunità”. Pochi giorni fa, Cesaro, originario di Sant’Antimo ed ex presidente della Provincia di Napoli, aveva detto di essere disponibile a rinunciare allo scudo della immunità parlamentare. Rinuncia che, in una nota, l’esponente di Fi conferma: “Come già anticipato, chiederò che la Camera dei Deputati autorizzi rapidamente l’esecuzione del provvedimento sia perché ritengo giusto che io venga trattato come un comune cittadino, sia perché, finalmente, potrà uscire da un incubo che mi accompagna da anni”. Cesaro poi sottolinea:“Grande è la mia amarezza di fronte ad un’accusa ingiusta rispetto alla quale ho più volte ribadito la mia totale estraneità. Nel contempo mi sento però sollevato perché nell’ambito di un formale procedimento avrà la possibilità di difendermi fiducioso come sempre nella capacità della magistratura di accertare la verità nel rispetto delle prerogative difensive evitando di lasciarsi irretire da facili e suggestivi teoremi”.

L’indagine, iniziata nel novembre del 2008, ha accertato l’esistenza, si legge in una nota della Procura, “di una collaudata e duratura connivenza tra esponenti di vertice della fazione Bidognetti del clan dei casalesicon esponenti e funzionari – all’epoca dei fatti – dell’amministrazione comunale di Lusciano e con importanti imprenditori. Connivenza finalizzata – sostiene la Procura – alla violazione delle più elementari norme di lecita concorrenza e di assegnazione degli appalti pubblici.

L’attività investigativa ha rilevato la volontà, da parte del clan, di agevolare l’impresa “CesaroCostruzioni Generali” di Sant’Antimo (Caserta), di proprietà della famigliaCesaro, nell’assegnazione della gara per la progettazione, costruzione e gestione delle opere del Pip e per la costruzione del Centro Sportivo Natatorio Polivalente a Lusciano. Appalti poi effettivamente finiti all’impresa della famigliaCesaronel giugno del 2004. La Procura sottolinea, poi, che l’azione della criminalità organizzata, volta a penalizzare le ditte concorrenti, siera anche concretizzata con la sostituzione del capo dell’ufficio tecnico di Lusciano con una persona ritenuta più capace di garantire l’assegnazione illecita degli appalti. Quando la famigliaCesaroè venuta a conoscenza dell’acquisizione di documenti del Comune da parte della polizia giudiziaria, ha rinunciato all’affidamento dei lavori.

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